(1064) Sottovalutare

Solitamente, più sei intelligente e più tendi a sentirti intelligente. Dirò di più: più ti senti intelligente e più tendi a sopravvalutare la tua intelligenza e sottostimare quella degli altri. La domanda sorge spontanea: pensandoti così intelligente lo sei davvero o sei soltanto un invasato dal tuo stesso ego?

Ebbene. Più ti senti intelligente e più sottovaluti non solo le persone, ma anche le situazioni e le cose. Non perdi neppure tempo a dare un’occhiata a quello che hai davanti o attorno perché sai già come sono le cose. Tu sei intelligente e sai già.

Se sei così tanto intelligente e ti metti pure a studiare qualche cosa, o addirittura studi come un matto per essere sicuro che più di te nessuno mai e che sarai pronto per conquistare il mondo, allora è molto probabile che tante persone attorno a te non siano proprio il top e che tu le riesca a sovrastare con poco impegno.

Eppure. Ho imparato che una persona può essere talmente intelligente da risultare più stupida di un escremento (e non sto sottostimando un escremento, sia ben chiaro, ha anch’esso una ragione d’essere) e non se ne rende conto. Non può rendersene conto perché manca di cuore. Che è quella sfera dell’umano dove il sentimento non è concentrato su se stesso ma si rivolge all’esterno, è la capacità dell’individuo di scrollarsi di dosso tutto ciò che è interesse egoistico per aprirsi alla bellezza imperfetta del mondo.

Un Essere Umano intelligente sa usare ogni sua risorsa per creare benessere per sé stesso e per chi gli sta accanto, nell’ambiente che lo contiene. In questo modo si crea un circolo virtuoso di menti sopraffini che sanno dare sollievo a ciò che di non bello esiste e aiutano il mondo a progredire.

Sottovalutare il resto del mondo è un pericolo. Non per il mondo, però. Perché il mondo – che è roba antica e due cose due le ha imparate – schiaccia gli intelligenti che di lui non si curano. In un modo o nell’altro. Ne ha molti di modi, ha molta esperienza. Quindi non serve implementare l’odio, ma coltivare l’intelligenza emotiva (evviva Goleman!) e avere fede nel mondo e nei suoi modi.

L’attesa non è mai vana.

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(1007) Romanticismo

Nel giro di qualche secolo siamo passati da “rivalutazione del sentimento, della fantasia, della soggettività” (definizione da dizionario di romanticismo) alla “sopravvalutazione del sentimento, della fantasia e della soggettività” che fa capo alla selfie-ossessione che pervade il globo terracqueo senza ritegno.

Da rimanerne allibiti.

Abbiamo pensato ad un certo punto del nostro percorso umano che il sentimento fosse uguale a emotività. No, non è la stessa cosa (e non sto qui a fare la lezioncina che non serve a nessuno, tranquilli). Abbiamo anche pensato che la fantasia contenga più valore della realtà. No, e non se la giocano neppure alla pari (purtroppo, lo dico con dispiacere, ma a una certa bisogna pure avere il coraggio di accettare quel che deve essere accettato). Abbiamo inoltre pensato che la soggettività potesse scavalcare qualsiasi concetto di oggettività e comunità. No, non funziona, la nostra stessa sopravvivenza in quanto genere umano ne è la prova. In poche parole: abbiamo perso la brocca. Siamo partiti per la tangente e abbiamo stravolto ogni norma di buonsenso e di buongusto.

Ritorniamo al concetto di romanticismo: se lo pensi come eccesso di sentimentalismo è un peccato. Davvero. Trasformi qualcosa che era partita bene in una storia col finale patetico. Ma perché?

Due persone che si guardano negli occhi senza bisogno di parlare e si trovano vicini come se non ci fossero due corpi e due menti ma uno/una soltanto, cosa che può durare un istante al massimo, è un piccolo romantico evento che se hai la fortuna di viverlo ti fa volare in alto. Non è patetico. È prezioso.

Ed è estremo. È estremo perché significa lasciarsi cadere nel vuoto senza paracadute. Eppure, praticare il bondage sembra più intrigante (legare come un salame un altro essere umano per renderlo libero di provare). Come riusciamo a rincoglionirci con i concetti filosofici noi moderni… è addirittura questione affascinante. E sfuggiamo gli sguardi e i tocchi gentili, romanticismi d’altri tempi, per provare emozioni forti in situazioni forti con chi è forte quanto noi. Forti quanto? Più forti possibile, ovvio. Ah. Interessante, molto interessante.

Il sentimento, la fantasia e la soggettività sono strade che si percorrono con una certa idea di misura e di equilibrio. Sono delicate vie che portano lontano e che allo stesso tempo ci fanno avvicinare l’un l’altro. Quando ci si dedica all’arte della gentilezza (che è un pensiero leggero e che non sono sicura si possa insegnare), le cose si possono fare molto forti, estremamente forti, ma non per distruggerci, per completarci. E lì che scopri chi sei. 

In poche parole, ho sempre schifato i sentimentalismi, ma mi sono sempre fatta forte dei miei sentimenti. Ho sempre schivato l’esasperazione dell’individualità, ma ho sempre curato la mia soggettività. Mi sono sempre rifugiata nella fantasia per ricaricare le batterie, ma non l’ho mai confusa con la realtà (soprattutto perché la realtà non me lo ha mai permesso – grazie Realtà, a buon rendere).

Quindi nonostante il mio lifestyle non lo dimostri con grande evidenza, mi posso definire una romantica.

E questa potrebbe essere, per quanto mi riguarda, la rivelazione dell’anno… santiddddio!!!

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