Nascondere significati all’interno di un’immagine: geniale. Se poi l’immagine è semplice, quasi brutta, quasi ridicola, quasi assurda, ancora meglio.
Si tratta di catturare l’attenzione – in qualsiasi modo ti venga in mente – e arpionarla lì e farla prigioniera. A tempo indeterminato. Diventa un’ossessione, diventa una sorta di viaggio a spirale dove cadi cadi cadi e non ti chiedi neppure il perché o dove sei diretto perché non te ne frega niente.
Mentre cadi non c’è sofferenza, c’è movimento e nel movimento la mente suggerisce e scandaglia ogni spazio che le si apre davanti. Quello spazio dura un istante e viene sostituito con un altro spazio, forse più piccolo o più grande – che importa? – e la velocità può rallentare o schizzare oltre ogni limite senza scalfire la superficie del tuo enigma. Resti comunque lì, qualsiasi cosa succeda.
Ecco, se dovessi proprio scegliere cosa essere, sceglierei di essere un glifo.