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*GIORNI COSì*

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il diario di Barbara Favaro

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Tag: monologo

(916) Deità

(916) Deità

La nostra mente è affascinante.  A prescindere dalla sostanza di quello che produce, è piena di sorprese. In effetti è specializzata nel rincoglionirci di dettagli facendoci perdere il grosso della situazione. Ci riesce sempre. Sembra che siamo fatti per filosofeggiare anziché vivere. E, ben inteso, non sono contro le acrobazie del pensiero – tutt’altro – ma vorrei che le cose terra-terra non fossero travisate. Mi piacerebbe che dessimo loro la dignità che meritano. Anche perché quando ci dimentichiamo di farlo ci si rivoltano contro.

Non tutti sono nati per essere grandi pensatori, nel mio caso per esempio so benissimo che non sforno grandi illuminazione, so però riconoscerle quando le incontro. Quindi – a seconda della mia capacità di comprensione che è un continuo work in progress (graziealcielo) – so che il pensiero filosofico che al momento mi intriga è una base di partenza, una finestrella aperta per indagare ulteriormente e vedere cosa c’è oltre.

Ripeto: non tutti sono nati filosofi, alcuni fanno crescere pensieri luminosi dentro di sé vivendo una vita onesta di ricerca e conquista. Piccole conquiste che ti aiutano a posizionare te stesso nel contesto in cui vivi senza scollamenti. Come se non potessi far altro che trovarti lì e essere quello che sei per essere in pace con te stesso. Lasciamo stare la Felicità, lasciamola agli altri, cerchiamo invece la pace dentro di noi perché così la smetteremo di fare guerra al resto del mondo che non la pensa come noi.

Se sono i soldi la tua pace interiore, allora ti auguro di farne tanti tanti tanti. Non rompere i marroni agli altri però. Se è una famiglia classica, dove ognuno ha il suo ruolo ufficiale e tutti stanno bene, allora è questo che ti auguro con tutto il cuore. Ma smettila di rompere i marroni agli altri, subito. Se è vivere da solo, eremita tra gli eremiti, sul cucuzzolo della montagna, che ti fa stare bene, allora vacci, con la benedizione di tutti e smettila di dedicare i tuoi pensieri a noi poveri idioti che stiamo qui sotto. Tranquillo, andremo avanti anche senza di te (magari non bene come te, ma potremo sopportarlo).

Filosofeggiando ancora un po’, io che non ci sono proprio portata, posso arrischiare un consiglio?

Fare pace con il cervello dovrebbe essere la priorità. Non un dettaglio. Facciamolo, subito. Ma ricordiamoci sempre che è il nostro cervello e che ha l’importanza che ha soltanto per noi. Al resto del mondo della nostra filosofia di vita potrebbe – sacrosantemente – non fregargliene un cazzo. Pertanto: manifesta ogni giorno nella tua vita il tuo credo, senza osare mettere il naso nel credo degli altri. Gli altri non sono affare tuo. Gli altri non ti devono nulla. Gli altri sanno fare senza bisogno della tua genialità. Gli altri sono liberi quanto te, fattene una ragione.

Nello specifico: sono etero, single, senza figli, e non ho giustificazioni da dare a nessuno. Aggiungo: sono autonoma, non riconosco come miei i dogmi di qualsivoglia chiesa o di qualsivoglia stato. Ho deciso che sarei diventata una brava persona, tanto tanto tanto tempo fa, e non me ne sono mai pentita. La brava persona che cerco di diventare non abbassa la testa, non sputa addosso a nessuno, non riconosce alcuna autorità ad alcun Essere Umano per decidere al suo posto (né del suo corpo né della sua mente).

Lo manifesto ogni giorno nel mio piccolo. E sto benissimo, grazie.

Nient’altro da aggiungere.

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Scritto il 2 Aprile 20192 Aprile 2019Categorie diario, UncategorizedTag abbassare, addosso, autorità, conquista, consiglio, decidere, eremita, etero, figli, filosofia, giustificazioni, marroni, mente, monologo, montagna, potere, single, sputare, testa
(542) Monologo

(542) Monologo

La parte più patetica è proprio questa: pensi di comunicare e ti ritrovi solo, a monologare con te stesso. Ma dove diavolo sono finiti tutti? E soprattutto quand’è che se ne sono andati?!

Intortolato su te stesso, parli-mangi-vivi solo per te stesso. Ti sorprendi che il resto del mondo di te non si curi. Ti offende questa indifferenza che il mondo ti riserva. Ma in fin dei conti cosa ne sa il mondo? Chi sarà mai questo resto-del-mondo! Bravo, continua a parlarti addosso e poi fatti l’applauso.

Le cose possono essere molto semplici o dannatamente complicate, siamo noi a scegliere la modalità in cui piantarci e poi è difficile sradicarsi da lì e cambiare. Chi semplifica molto fa della superficie la sua pista di pattinaggio, può fare scintille ma le scintille non scaldano, non sono fuoco. Chi la fa molto complicata ama il melodramma e si identifica con il santo-genio-martire che nessuno apprezza come merita perché l’invidia è una brutta bestia.

Non tutto vale la pena di essere vissuto in profondità, ma se stai in superficie fallo per una boccata d’aria buona non per codardia. Almeno quello, dai.

Ci sono molte scelte che facciamo e si riducono a una manciata di niente, tonnellate di coraggio sprecato e di buonsenso umiliato. Ci sono parole a non finire per tutto quello che abbiamo fatto o non abbiamo fatto e sono poche quelle che veramente contano. Ci sono pensieri che quando escono sanno farsi ascoltare, sanno farsi amare. Quelli sono i monologhi che preferisco, e raramente hanno drammaturgie troppo raffinate. La semplicità non è svuotare, ma riempire il pensiero di respiri, in leggerezza.

Son fatti così i monologhi che lasciano il segno.

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Scritto il 24 Marzo 201825 Marzo 2018Categorie diario, UncategorizedTag Blade Runner, buonsenso, complicato, coraggio, leggerezza, monologo, parole, respiri, Rutger Hauer, segno, semplice, svuotare
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