(970) Commozione

Può essere per una riga letta in un libro, particolarmente intensa o semplicemente bella. Può essere per un gesto di tenerezza inaspettato, non necessariamente a me rivolto. Può essere per una parola che mi arriva e che mi apre un varco che mi risucchia e mi trasporta lontano. 

Oppure per una canzone o per qualcuno che danza con l’Anima scoperta. Per un ricordo, per chi non c’è più. Per una borsa pronta per un viaggio, che dentro ci sono pezzetti che sai ti peseranno ma che non puoi lasciare a casa.

Sì, mi commuovo facilmente. Ma ho imparato a nasconderlo. Per pudore, credo.

Forse in faccia mi si legge, ma se riesco a ricacciare dentro agli occhi quelle gocce rivelatrici allora mi sento salva. Non serve che dia spiegazioni. Sono fatta così.

Soltanto a poche, pochissime, persone permetto di assistere allo scempio di me stessa quando davvero non riesco a controllarmi. Loro mi sono preziose perché sapranno tenerlo per sé.

Mi piace il fatto che so ancora piegare un angolo del mio cuore per inchinarmi alla Bellezza che incontro. Ho buone speranze che sarà sempre così, perché ormai ho passato la metà della vita e certe cose, se hanno resistito in me per tutti questi anni, non se ne andranno soltanto perché divento vecchia.

Ad ogni modo, ho sempre la corazza del mio pudore su cui contare per evitarmi il ridicolo. Speriamo che non mi abbandoni per sfinimento.

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(580) Pulitzer

Presentalo brevemente così che possano leggerlo, in modo chiaro così che possano capirlo, in maniera pittoresca perché sia ricordato e, soprattutto, in modo esatto così che possano essere guidati dalla sua luce. (Joseph Pulitzer)

Mi sarebbe piaciuto incontrare Joseph, mi sarebbe piaciuto poterci parlare per qualche minuto, capire di che pasta era fatto veramente. Quando leggi una frase come questa e ne fai una bandiera affinché sia chiaro a tutti l’ispirazione a cui attingi, due domande ti si possono concedere, no?

Riuscirei a essere breve e chiara, pittoresca ed esatta, e riuscirei anche a far trapelare l’emozione di quelli che sono stati i miei anni di scrittura. Avrei per lui ascolto totale e immensa gratitudine, il rispetto estatico che si riserva ai Maestri. E c’è un altro Maestro a cui vorrei consegnare tutto questo, non molto lontano da me eppure lontanissimo, e vorrei che lui potesse sentire quanto è riuscito a regalarmi da ogni riga che ha scritto. Ogni giorno, penna in mano e mano che poggia sulla carta, ho tenuto fede al mio impegno per assomigliare a lui almeno un po’. Non importa quanto io sia diventata brava nel fallire, importa che io abbia ancora fede e ancora lo stesso impegno che mi porterà a fallire meglio (Beckett docet). Cos’altro potrebbe essere la mia vita?

Ci sono Maestri e ci sono Allievi, raramente gli Allievi riescono a superare i Maestri e sicuramente non ci riescono se nutrono tale ambizione. Essere Allievo è un grande privilegio, essere ispirato è un grande dono. E, forse, le parole a un certo punto cadrebbero sfinite a metà strada se potessi trascorrere alcuni minuti in compagnia dei miei Maestri. Il silenzio s’imporrebbe come unica via e – forse – come unico grazie possibile. Con commozione, ovviamente. Profonda commozione.

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