(1070) Perimetri

Oggettivamente parlando siamo fatti di perimetri e di aree. Il nostro corpo ha un perimetro e il contenuto è l’area, la nostra mente ha un perimetro e un’area, il nostro cuore (inteso come luogo dei sentimenti) ha un perimetro e un’area. Questi limiti ci dicono fin dove ci possiamo spingere, andare oltre non è permesso senza conseguenze, andare oltre ti mette in pericolo, andare oltre ti può costare la vita.

È rassicurante avere un perimetro che puoi seguire con la punta delle dita e su cui poter contare, crearsi delle certezze aiuta. Il corpo parla chiaro, lo vedi e lo senti, è abbastanza assertivo quando lancia i suoi avvertimenti, ma la mente no. La mente ama spingersi oltre, la mente sana (sembra un ossimoro ma non lo è, e qui sta il guaio) lo fa continuamente perché andare un po’ più in là ti permette di scoprire cose che ancora non conosci. Se rimane in equilibrio, la mente a un certo punto si ferma e ti dice: “Goditi quel che già sai, lascia il resto ai dissennati”. Se sei saggio le dai ascolto.

Ma parliamo del cuore, parliamo di quello che i sentimenti osano (e se non osano loro chi altro potrebbe?) e sanno fare (aiuto!). Il perimetro di ciò che sentiamo è bislacco, fa fatica a chiudersi, rimane qualche fessura di qua e di là e scappa sempre qualcosa. L’area che dà sostanza al sentimento ha intensità diverse, non è omogenea. Ami? Certo! Con quante diverse intensità provi lo stesso sentimento per la stessa persona? Cento? Mille? Centomila? Ma siamo seri! Di cosa stiamo parlando? Del Caos, in pratica.

E non ho ancora capito come puoi contare su un perimetro che ha delle fessure e su un’area che ha vuoti e addensamenti sparsi senza mappatura né segnaletica, non lo so. Temo che non ci si possa contare affatto. Temo che non ci siano certezze. Temo che non ci siano bussole o misuratori di temperatura che tengano. Il Caos. Punto.

Allora la domanda rimane una soltanto: io con me non posso avere certezze, quindi come posso pretendere certezze dagli altri? Semplice: non posso. 

E così sia.

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(126) Interconnessioni

Voi non le vedete mai? Quelle cose volatili, eteree, indicibili che ti fanno andare dal punto A al punto B e da lì al punto C (e così via)? Ci sono. Sono molto meno volatili, eteree e indicibili di quel che si potrebbe pensare. Ci sono e lottano con noi.

Significa che se noi non facciamo un minimo sforzo per individuarle e cavalcarle e far sì che la nostra mente ingenua possa attraversare ogni passaggio del Senso, ci girano le spalle e via.

Va bene essere pigri, distratti, noncuranti, superficiali e apatici, ma essere coglioni no!

Le deliziose interconnessioni tra le cose e le situazioni e gli eventi e le persone, dannazione, sono lì per farci un favore. Per farci agire o reagire, per farci fermare e riflettere o farci correre a più non posso per metterci in salvo. Quando si presentano davanti ai nostri occhi per farci solidi e impavidi e detronizzare l’abominio che altrimenti avrebbe la meglio, abbiamo il dovere di rispondere: presente.

No, non da soli, insieme. Ognuno a suo modo, ma insieme.

Le interconnessioni sono qui per salvarci la pelle, e non dite che non ve ne siete mai accorti. Come scusa non vale.

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