(583) Sudoku

La vita è come una partita a Sudoku, l’ho capito oggi. Ci sono dei numeri (dall’1 al 9) per il Sudoku e anche per la vita di ognuno di noi, bisogna cercare di incastrarli in un quadrato 3×3 contenuto da un altro quadrato 3×3 in modo che non si ripetano (errare humanum est, perseverare autem diabolicum).

Insomma: c’è una griglia grande che ne contiene nove piccole da cui non si scappa, ci sono un numero finito di numeri che si vanno a ripetere – ma non all’interno di ogni mini-griglia – e finché non hai capito dove mettere mano vai a scontrarti con la dura realtà del non-quaglia. Non serve che ti giustifichi, che spergiuri che non capiterà più, che d’ora in poi ti impegnerai al massimo. Se non quaglia, non quaglia. 

E ci passi le giornate a cercare di capire dove sta l’inghippo, ma non è detto che tu lo trova. Mentre ci provi, però, ti convinci sempre di più che l’inghippo c’è e che sta proprio sotto il tuo naso e che prima o poi lo potrai acciuffare.

Per la cronaca: oggi l’ho acciuffato. Voglio dire che ora so come risolvere il maledetto Sudoku aggrappandomi a un puntello, ora lo so. Eppure… non funziona ogni volta, c’è sempre qualcosa che mi scappa. E non ho intenzione di mentire dicendo che fatta una volta è fatta per sempre, ma per me questo è il nuovo inizio. So che come sono riuscita a farcela di tanto in tanto con questo stramaledetto gioco, così ce la farò di tanto in tanto anche con la mia vita. Perché ci sono vicina, solo a un passo, so che sto per raggiungere il senso di questo inghippo e che, una volta trovato, riuscirò a giocare meglio al gioco della vita. Magari anche a vincere, chi lo sa!

[per la serie: la speranza è l’ultima a morire]

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(297) Lesinare

Non sono una che risparmia, più che altro non sono una persona che si risparmia e questo in nessuna delle cose che fa. Non va bene, me ne sono resa conto negli ultimi tempi che proprio non va bene.

Bisognerebbe farsi accorti e risparmiare un po’: in energia, in buonafede, in passione, in entusiasmo, in generosità. Non tanto, ma un po’ sì.

Il punto è che non lo so fare, nessuno me lo ha insegnato, e le lezioni ricevute non sono riuscite a farmi cambiare atteggiamento, sono soltanto riuscite a mortificare il mio scialacquarmi per un breve periodo. Sono una che impara con una lentezza esasperante.

La questione, però, ha anche il suo bel rovescio della medaglia: non vivo di rimpianti. Investendo tutto quello di cui sono capace, non posso rimproverarmi di non aver fatto abbastanza, detto abbastanza, dato abbastanza. Anche se non è stato sufficiente, era tutto quello che potevo fare, dire, dare. Aggrapparmi a questo, probabilmente, significa ostacolare il cambiamento – tipico di un toro cazzuto come sono io – e forse entra in ballo la paura di snaturarmi.

Rimango dell’idea, comunque, che lesinare su certe cose della vita me la renderebbe meno faticosa. Eppure insisto e persisto. Mah.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF