(200) Buddha

Budda (o Buddha) s. m. [dal vedico buddhá– «svegliato, illuminato», part. pass. di bódhati]. – 1. Epiteto del principe indiano Gautama (c. 560-480 a. C.), fondatore del buddismo. Con riferimento alla posizione in cui è rappresentato nell’iconografia ufficiale, sono com. le frasi stare seduto come un B., e sembrare un B., per indicare non solo la posizione a gambe incrociate ma anche, in genere, un atteggiamento di solenne e indolente immobilità, soprattutto di persona un po’ pingue. 

Mi trovo qui in posizione buddhica. Tra l’altro è Pasqua. Se qualcuno ora mi sta leggendo ci troverà zero senso in questo forzato collegamento mentale, ma il senso a volte scorre sopra o sotto o accanto e raramente troppo in superficie.

La mia indolenza è dovuta allo stato di sbigottimento per gli accadimenti politici che stanno coinvolgendo tutto il nostro benedetto pianeta. Nostro malgrado, ovviamente, perché non siamo noi a decidere. O meglio: quando possiamo decidere scegliamo gente votata alla distruzione di massa, non è che abbiamo il diritto di pretendere altro.

Fatto sta che l’atteggiamento solenne e indolente di immobilità che il Buddha ci presenta come alternativa, lo preferisco al parlare a vanvera e sparare a raffica idiozie senza conoscere in profondità argomentazioni e dinamiche.

Il bel tacer che non fu mai scritto mi è molto caro, per svariati motivi, ma più invecchio e più lo vedo come unica salvezza quando il mondo esplode.

L’immobilità non è passività, non come la intende il Buddha. L’indolenza non è supponenza per il Buddha. La posizione, per me scomodissima, è comunque eretta e di accoglienza. Senza che un capello si muova, con il sorriso sulle labbra. Non di derisione, ma di accettazione.

Tutto questo ha senso, ma scorre in profondità e se stai urlando e bestemmiando, se ti stai agitando come un ossesso per infierire contro chi ti appare vulnerabile e pertanto bersaglio ideale, questa profondità ti è negata.

Il mio sguardo si abbassa, per vedere meglio. Non fuori, ma dentro di me. Poi vedrò cosa fare. Non ora, poi. E anche Gesù la pensava così, per morire e poi risorgere doveva per forza pensarla così. Il cerchio si chiude. No?

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