Diamo per scontato che è cosa per pochi. Non è certo cosa per me. Sono talmente lontana dal concetto che non è neppure un’utopia, è proprio una barzelletta. E col tempo ha smesso di farmi ridere. Apologia dell’assurdo.
L’ammissione ufficiale è: sono peggiorata.
M’è rimasto un margine ridottissimo di tolleranza. Proprio un niente. E questo limite viene messo costantemente alla prova dal resto del mondo. Perché il mondo lo sa. Non so come sia potuto arrivarci prima di me, ma il mondo lo sapeva ben prima che a me fosse chiaro e ha spinto le cose affinché io me ne rendessi conto. Ora lo so, lo sa pure il mondo: siamo pari. Forse è giusto dire al mondo che non serve più sfidare i pochi grammi di tolleranza che stanno sul fondo, possiamo lavorare su altro. Ok?
Distogliamo per un istante l’attenzione da tutto quello che riesce a farmi incazzare soltanto perché esiste, cerchiamo – oh, mondo – di focalizzarci su tutto quello che non mi fa incazzare. Perché anche lì c’è l’imbarazzo della scelta, anche lì ti puoi divertire. Scegliendo le carte a caso dal mazzo “cose innocue” puoi davvero rallegrarmi la giornata. Io non è che mi diverta a incazzarmi, lo faccio perché oggettivamente parlando sono programmata per reagire in quel modo. Non è che posso inventarmi altro. Ci ho provato, non funziona.
Quindi, lezione capita (“sono peggiorata, rischio di diventare una vecchia scorbutica che parla da sola spingendo un carrello della spesa con quattro stracci dentro diretta al rifugio sotto il ponte”). Passiamo oltre.
Adesso voglio imparare la lezione “sono una persona amorevole e il resto del mondo mi ama a prescindere”.
Saprò essere riconoscente. Giuro.