(827) Pastasciutta

Andiamo per stereotipi va là: sono italiana e amo la pasta. Con quasi tutte le salse. Quasi tutte perché pure io c’ho i miei gusti – e le mie intolleranze alimentari che son qui apposta per rovinarmi l’appetito. Comunque, la pastasciutta ITALIANA, quindi cucinata da noi come noi sappiamo fare e basta, è il mio salvagente. La cosa migliore della pasta è che esiste in diversi formati e consistenze e te la puoi condire come diavolo vuoi tu. Perfetto.

Mangiare sempre pasta non va bene, non è sano e neppure sensato, quindi è ovvio che io abbia anche altri cibi preferiti, tra questi non c’è molta carne e non tutto il pesce, come non tutta la verdura. C’ho pure io i miei gusti, l’ho già scritto. Ok, dove voglio arrivare? Eh, l’ho presa un po’ larga ma mi serviva per rendere chiaro il concetto: la pasta non ti chiede di fare da topping a una pizza, non ti chiede di essere sperimentata come dessert, non ti chiede di essere sintetizzata in una pillola che Morpheus ti fa scegliere quando sei arrivato al punto cruciale della questione. La pasta è pasta, vuole fare la pasta e non gliene frega nulla di quello che vuoi tu. Se non ti piace mangia altro.

Sostituendo il soggetto (pasta) con Uomo/Donna funziona allo stesso modo. Un Uomo non ti chiede di farlo diventare più dolce o più salato, più alto o più basso, più elegante o più fattone, più intelligente o più stupido, più simpatico o più borioso. Un Uomo è così com’è. Se non ti piace scegli altro.

Stessa cosa per una Donna, che non ti chiede di farla diventare più bella o più brutta, più intelligente o più scema, più fashion o più-che-diavolo-ne-so-io (ormai avete capito dove voglio andare a parare): una Donna è quello che è. Se non ti piace scegli altro.

Certo che entrambi possiamo essere conditi in diversi modi e abbiamo diverse fattezze e consistenze, ma Santiddddddddio perché dobbiamo sempre partire dal presupposto che scegliere un Essere Umano da amare voglia dire farlo diventare ciò che tu vuoi che sia? Significa darsi la zappa sui piedi, decretare il proprio inferno, far subire al prescelto/alla prescelta una serie di punizioni davvero crudeli oltre che imbarazzanti. Ma siamo matti?

Scegli la pasta che vuoi, per i cavoli di motivi che vuoi, ma mentre la stai mangiando non pensare che vorresti una pizza o una cotoletta, goditi la pasta cosciente di quello che stai gustando e basta. E basta. Se poi ne hai abbastanza della pasta e vuoi cambiare, va bene, vai con Dio e prenditi una pizza, ma non pretendere che sia la pasta a trasformarsi in pizza: muovi il culo e vattela a prendere da solo la pizza che vuoi. E lascia la pasta in pace, una volta per tutte.

Questa non è una storia autobiografica nel senso stretto della parola, è un pensiero filosofico autobiografico però. Difendo a spada tratta il diritto di chiunque di essere quello che è senza che qualcun altro lo pretenda diverso.

NdR: il post qui sopra è stato scritto con tono assertivo, ma non incazzato. Non si capisce?

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