(47) Astratto

Me ne sono accorta soltanto stasera durante l’incontro con due dei miei più bravi allievi di scrittura creativa: a me l’astratto dà fastidio.

Sono una concreta, ecco. Questo non significa che manchi di creatività (penso che la mia vita ne sia un esempio sufficiente), ma il mio essere concreta mi permette di realizzare.

I creativi solitamente hanno la testa tra le nuvole, ok ci sta. La mia testa è sempre da una parte o dall’altra e anche contemporaneamente di qua e di là, ma quello che faccio alla fine della giornata è: concretizzare.

Mi è insopportabile l’idea di non arrivare a nulla dopo tanto pensare.

Faccio cose tangibili dopo che ho pensato e immaginato e inventato. Questo è piuttosto irritante per chi non ha la mia stessa necessità, me ne rendo conto, ma questa necessità credo sia il mio limite più evidente. Credo che proprio questo mio essere concreta mi precluda il volo della genialità.

Mi sarebbe tanto piaciuto essere un genio, dico sul serio. Perdermi nell’astratto e scoprire il senso di tutto. L’astratto è il condotto per il senso di tutto, ne sono certa. Soprattutto perché il reale non dà alcun senso, a niente, lo sperimento di continuo.

Il genio non mi appartiene, purtroppo, devo accontentarmi della concretezza di una mente narrativa ben oliata. Pensandoci bene poteva andare ben peggio di così. Tutto sommato posso dire di trovarmi bene nei miei panni, oggi più che mai.

b__

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