Eh! Una bella cosa, bella davvero. Avere un piano, un piano che hai studiato nei dettagli, che hai curato, che hai lavorato fino a renderlo perfetto. Un piano che è frutto del tuo saper sognare e saper rendere concreto quello che per molti è soltanto un’ambizione senza speranze. Bellissimo.
Il punto è che pianificare in questo modo è un suicidio. Un fallimento certo. Una totale catastrofe. Più dettagli ci hai messo e più la realtà ti calcerà lontano con biglietto di sola andata. Non si pianifica, mai. La vita te lo insegna fin da subito, se non ti sei tolto il vezzo già prima della pubertà sei destinato al peggio. Anzi, al peggio del peggio.
L’unica cosa che puoi fare per scamparla è pensare sommariamente a quello che ti piacerebbe fare/realizzare, farlo en passant, senza troppo coinvolgimento, senza caricarlo di emotività, senza renderlo punto focale di ogni tua azione. Se saprai giocarti in questo modo, allora quello che NON è un piano – manco per niente – può avvicinarsi a te, timidamente, per farsi domare.
L’importante è crederci ma non troppo. Volerlo ma non troppo. Sognarlo ma non proprio così. Insomma, bisogna nutrire una vaga idea del tutto senza MAI MAI MAI scendere in dettagli. MAI. Tassativo. MAI.
Basta che ti distrai un attimo, che ti crogioli nell’idea della pianificazione e tutto salta per aria. Il calcio ti arriverà così diretto, puntuale, potente che non farai neppure in tempo ad afferrare lo zainetto che già sarai stato sparato su Marte.
Il segreto c’è ed è semplice, ovvero: NON distrarsi. NON farsi prendere in castagna. NON illudersi neanche nei momenti di stanchezza più profonda che l’Universo ti stia ignorando. Lo fa soltanto mentre non stai pianificando nulla, quando ti affidi a ciò che arriva e ti auguri che il pacco non sia esplosivo. Appena ci tieni, appena ti ci metti d’impegno, l’Universo reagisce.
Lui schifa la pianificazione degli umani, dovremmo averlo capito tutti già da tempo, scombussola i suoi piani. E questo non si fa.