Può salvare o può dividere. Essere rete è come essere bipolari: “Ti salverò! – Ti impedirò di raggiungermi!”, esclamò la rete con slancio sincero seppur malato. Certe verità possono ucciderti, certe verità ti vogliono morta, ogni rete lo sa.
E non è questione di gestione del potere, non è neppure gesto consapevole, è soltanto un enorme casino. Einstein diceva che la mente che ha creato il problema non può essere la stessa che troverà la soluzione. Finché la cosa non ti tocca da vicino, la teoria regge, ma se appena appena ci sei dentro ti prende un nervoso che manderesti al diavolo Einstein e le sue teorie senza farli passare dal via. Sciò.
La tentazione di delegare qualcuno che lo faccia per te è fortissima. Massì, tieni il mio casino e vedi di trovare il modo di rimettere le cose a posto, grazie. Ma non funziona, neppure con il terapista più illuminato del Creato. Non funziona mai.
Sei sempre tu e il tuo casino, che ormai sei tu, una cosa sola anche se bipolare. Son cose belle da scoprire, neh? Cose che ti fanno perdere la voglia di guardarlo, ‘sto enorme casino che sei tu. Niente specchi, niente vetrine riflettenti, neppure acque stagnanti o superfici lucide. Alla larga, sciò!
Essere una rete non è cosa per stomaci delicati, bisogna dirlo. Bisogna che si sappia.