La bellezza della nostra lingua!
Ci sono parole dispregiative che si celano abilmente sotto altre che suonano benissimo: lesto (veloce, agile) + fante (soldato di fanteria, bambino) = lestofante (furfante, brigante, delinquente ecc.). CortoCircuito Neuronale.
Tempo fa ho coniato un insulto, tutt’ora in uso e fa sempre il suo porco effetto, che definisce chi si trova con la mente dislocata in luoghi poco consoni per poter gestirsi un ragionamento sensato. Ne vado particolarmente fiera.
Lestofante, però, si porta addosso quell’aura antica che fa pensare a un D’Artagnan sguainante, a un Robin Hood punitivo, a una Lady Oscar determinata a farti rimangiare il malfatto… queste cose qui, insomma.
Immersa in questa amena atmosfera mentale, che vede l’insulto come punto sublime di un’ipotetica rivincita su quella parte del genere umano che meriterebbe solo calci in culo perpetui, sto qui a valutare nuovi modi per catalogare la fauna umana con cui ci si trova in forte disaccordo senza possibilità di incontro. Perché ci viene insegnato a porgere l’altra guancia, ad accogliere ogni individuo per quello che è astenendoci dal giudizio, a essere compassionevoli, comprensivi e chissà cos’altro ancora, ma francamente tutta questa fatica penso sia sprecata. Lo si fa quando ci sono probabilità di cambiare lo stato delle cose, se non ce ne sono allora si passa al piano B: si stoppa la comprensione e si afferma la propria presenza.
No, non sto parlando di violenza, ma di presenza dinnanzi alla violenza e questa è tutta un’altra faccenda.