(1033) Appiglio

Nel mio lavoro si è alla continua ricerca di un appiglio per far avanzare i propri pensieri e da lì arrivare a qualcosa di utile, di efficace, di concreto.

Noi “creativi” dobbiamo essere più creattivi che meditativi. Quindi l’appiglio che trovi non è un arrivo, è soltanto una spinta per andare più su. Su dove? Fin sulle nuvole e oltre, naturalmente. Ma attenzione: il risultato deve essere concreto.

Se sai dove guardare di appigli ne trovi a milioni, non tutti però sono utili e non tutti sono efficaci. Devi trattenere soltanto quelli che da qui ti fanno andare lì. E questo rigore può essere doloroso. Quel “era tanto bello” o “era tanto interessante” te li devi mettere in tasca per andare oltre. L’esperienza te lo insegna, il buonsenso te lo impone, il tempo che non è mai abbastanza te lo ricorda costantemente.

Un appiglio valido è un’evocazione che ti accompagna per un po’ su un tragitto che, anche se c’era, prima non lo vedevi. Un appiglio ti fa andare al di là dello sguardo per darti un ulteriore pezzetto di reale che ti aiuti a disegnare meglio l’immagine e trovare – diolovoglia – le parole giuste per traghettarlo fino alla sponda designata.

Non ti affezionare a un appiglio, non si è fatto trovare per restarti appiccicato addosso. Non pretendere che ti faccia fare più strada di quella dovuta, non è tenuto a farlo e – molto probabilmente – non è in grado di farlo. Non trattarlo come se non contasse nulla, ascolta quello che ha da dirti e usalo al meglio, altrimenti sprechi una buona occasione per avanzare.

Detto questo: in giornate pigre e sfiancanti come oggi gli appigli mi schifano, e io non so perché. Dannazione!

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(957) Ragione

L’avere ragione non è una priorità per me. A dirla tutta non me ne frega niente. Non penso e non dico qualcosa per avere ragione, posso anche avere torto marcio che non fa alcuna differenza. Prendo in carico quello che penso e quello che dico e cerco di trovare un senso al giusto e sbagliato o alla possibilità che non ci sia sempre e per forza un giusto e uno sbagliato. Pace. 

Il confronto schietto e leale mi aiuta a capire meglio. Mi interessa capire. Mi interessa capire meglio me stessa e capire altri punti di vista. Mi interessa sinceramente. Non per affermare me stessa e il mio pensiero, non per prevaricare le opinioni altrui, non per evidenziare una qualche mia superiorità (madeche?). Ai più sembra impossibile. Impossibile che io sia davvero questo tipo di persona. E di per sé è offensivo, ma non me ne importa niente perché ho superato da un bel pezzo l’adolescenza e piacere agli altri non è in cima ai miei desideri. Anche questo ai più sembra impossibile.

Ci sono cose che non ho più voglia di spiegare a nessuno. Ci sono cose non ho più bisogno di spiegare a qualcuno. Ci sono cose che non serve più che io comunichi al mondo. Una gran bella liberazione, davvero.

La ragione è dei giusti o dei folli o degli stolti o dei saggi? La ragione muta padrone ad ogni provocazione lanciata sul piatto di un qualsiasi argomento. Che gira la testa solo a pensarlo, solo a cercarla. Che importa quindi?

Lascio il gioco e la posta che si è accumulata sul piatto. Ho solo bisogno di dormire e di ritornare in me, in quell’equilibrio che mi viene sottratto ad ogni turbolenza. Credo di non essere attrezzata per affrontare certe giornate. Temo non lo sarò mai.

Pace.

La ragione della non-ragione che si mostra alla mia ragione, smagrisce la mia ragione.
(Miguel de Cervantes)

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