Lo sgami subito quello che è finto, ti piomba giù nello stomaco come la biglia del flipper che passa in mezzo senza toccare le palette. Presente? Non ci puoi fare niente, sblang e stop.
Un sorriso finto, un grazie finto, un “chiama quando vuoi” finto – e si potrebbe continuare per altri dieci post. Finto perché non sentito, perché obbligato da convenzioni, perché così vanno le cose, perché di quello che pensi di me non me ne frega niente, perché di te non me ne frega niente. Molto semplice, molto vero.
Se è finto non vale nulla, è vero, ma la questione è: perché diamo agli altri qualcosa che non vale nulla? Perché non ci fermiamo un po’ prima? Forse perché siamo ancora legati a quelle buone maniere convenzionali che ci hanno insegnato da bambini? Forse.
Fatto sta, però, che ormai la nuova generazione non ci fa più caso. Noi li chiamiamo maleducati, ma forse ignorano le regole delle buone maniere convenzionali di cui noi siamo stati infarciti per i primi dieci anni della nostra vita. I ragazzi di oggi pensano che un sorriso finto lo fai solo quando è palesemente finto e quindi diventa una sorta di insulto silenzioso. Tecnica interessante, perché semplice e diretta. E funziona.
Il punto non è che dobbiamo insegnare loro le stesse regole di buona convenzionale educazione che forse abbiamo rinnegato una volta adulti (altrimenti le avremmo insegnate ai nostri figli in modo naturale, no?), ma l’educazione civile, quella della gentilezza come qualità dell’anima, magari sì.
Salutare quando si entra in un luogo (o quando si esce) è una cosa che si fa per educazione, un atto di civiltà, qualcosa che fa piacere a prescindere. Se uno ti saluta fai fatica a non ricambiare, no? Se non ricambi sei un cafone, punto e basta. Ecco, essere cafoni non è un valore aggiunto, bisognerebbe dirlo a tutti, anche ai vecchietti che pensano di averne passate troppe per dover ancora sottostare alle sacrosante regole della buona educazione.
Voglio dire che le cose finte hanno zero valore, le cose autentiche contano perché costruite nel tempo con una certa logica e per una certa funzione. Si fa capo a una buona intenzione, la si prende come buona abitudine, la si fa crescere come buona educAZIONE e la si trasmette agli altri in modo naturale, con l’esempio.
Il buon esempio fa nascere il sorriso. Senza sforzo, senza costrizione. Semplice.