s. f. [der. di veggente], non com. – Capacità di vedere chiaro e lontano con la mente, chiaroveggenza.
Siamo tutti dei veggenti, e se ci affidassimo di più al nostro stomaco ce ne renderemmo conto. È lui che ci dice cosa ne sarà di noi nel breve e nel lungo termine.
Stai per prendere una decisione e il tuo stomaco ti lancia un segnale: tutto bene (è rilassato), guai in vista (è aggrovigliato). Non sbaglia mai.
Ovvio che ci piacerebbe fosse più preciso sul tipo di guai che andremo ad attraversare, ma non è che può scendere troppo nei dettagli e ti chiede di fidarti di lui così com’è. Noi, se non abbiamo la scaletta delle sciagure ben presente davanti agli occhi (con data e ora segnata) pensiamo sempre che male che vada sopravviveremo e questa stramaledetta visione ottimista ci fa prendere sotto gamba l’avvertimento. Qualsiasi avvertimento.
Certo, per la maggior parte delle cose siamo tenuti a sopravvivere, ma nessuno fa conto di quante volte si muore dentro – nell’Anima – e di quanto queste piccole morti ci fanno cambiare. In peggio, ovviamente.
Eppure non è così difficile schivare certe sciagure, basterebbe collegarsi con il nostro corpo e mettersi in ascolto. Per esempio: se stai parlando con un tipo bello e affascinante e le orecchie ti fischiano, non è perché ti stai innamorando, ma perché il treno di casini che sta per investirti ti lancia un segnale inequivocabile per farti scansare. Togliti di mezzo ora!
Ecco, cose così, cose da nulla, cose che diamo per scontato siano significanti di qualcosa e invece è tutt’altro. Negare l’evidenza dei fatti è stupido, conviene mettercela via: la nostra chiaroveggenza supera la nostra intelligenza. Fidiamoci dei segnali che ci mettono in allarme. Una ragione c’è. Sempre.
Detto questo, che vita sarebbe se schivassimo ogni treno che ci piomba addosso e fossimo sereni e felici nel nostro Eden tranquillo?
Domandiamocelo. Però, una vacanza ogni tanto in quell’Eden tranquillo ce lo meriteremmo pure.
Eh. Riflettiamoci sopra un po’ e prepariamo le valigie.