Quell’istante prima che le dita inizino a galoppare sulla tastiera: il vuoto. Avevi in testa tutto per bene e poi ti metti lì in posizione e… niente.
Se fossi meno vissuta dagli eventi della vita penserei che non fa per me. Dovrebbe venirmi naturale no? Diamine lo faccio da troppo tempo per avere questi blackout neuronali!
No, non è così. L’istante prima della scrittura per me è vuoto. Solo respiri e attesa. Se tutto va bene, un nanosecondo dopo la galoppata inizia. Se va male, distraggo la mente con qualsiasi cosa di stupido mi passi davanti (o mi rimbambisco con BubbleShooter) e quando sono esausta da tutta quella stupidità mi rimetto in posizione e via.
Non credo funzioni così per tutti, per me sì.
Il punto è che cavalcare il tempo della scrittura pensando che tu sia il cavaliere è ingenuo. Tu sei il cavallo e il cavaliere-tempo tiene le redini. Se ti ordina di andare ti muovi, se ti ordina di fermarti tu resti lì. Il cavaliere-tempo è un meccanismo delicato che a sua volta viene governato dall’energia sottile che soffia come un vento tiepido. Con vento contro il cavaliere-tempo si ferma, con vento a favore il cavaliere-tempo va. Se si ferma tu ti fermi, se va tu vai.
Credo che il cavallo sia un animale superbo, ma che spesso dà di matto perché viene preso da paura o fregola. La sua potenza può ritorcerglisi contro.
Quando, però, è al galoppo… che spettacolo!