(913) Groviglio

I sentimenti non stanno mai al loro posto, lì dove decidi di metterli. Si aggrovigliano continuamente. Li dipani con pazienza, li suddividi disciplinatamente, scegli quali tenere e quali archiviare e pensi che l’ordine sia fatto. Fucking Wrong.

Il groviglio, per una sorta di incantesimo maledetto, ti si addensa sotto i tuoi stessi attoniti occhi appena ti rilassi un attimo. 

Prendi un capo e l’altro dei sottili fili (tutt’altro che delicati, i sentimenti sono resistenti, son fatti per restare, per questo li puoi archiviare ma non li puoi bruciare sul rogo assieme alla Strega che vive in te), li scorri per snodare quelli che han deciso di incasinarti la vita e di nuovo li sistemi ben tirati davanti a te.

Ti giri e il groviglio ricompare. Sono fili elastici o sono soltanto degli stramaledetti stronzi? Non è dato saperlo. Una questione di metodo o di miraggio? Vallo a capire. 

Pensavo di aver sistemato le cose in sospeso, pensavo di aver ripulito dalla polvere e dalla muffa, pensavo di aver piallato e lucidato a dovere. Pensavo. La mente mente. La mente mente in modo spudorato. La mente mente in modo spudorato e come se niente fosse. 

Il groviglio prende forme strane e si prende spazio. Un groviglio è per sua natura un elemento in espansione. Non se ne resta immobile senza dar fastidio. Si allarga. E la tua mente presa dallo sconforto ti dice che non è così importante, che è così che ormai funziona, che è tutto un incrociarsi e un annodarsi di cose e situazioni e persone e dettagli ed emozioni e tanti disastri e poche gioie e tanti discorsi e pochi fatti. Tutto insieme, tutto confuso, tutto senza senso. Chi te lo fa fare a faticare per niente. Abbraccia la rassegnazione! [esortazione di ben dubbia validità]

Oggi, davanti al mio groviglio sto filosofeggiando prima di rimboccarmi le maniche e ritentare un approccio alla Marie Kondo. 

Fallirò. 

Lo so.

Pazienza. 

Mi posso rassegnare al fallimento di un ordine che non posso gestire, non mi rassegnerò mai al groviglio. Che sia chiaro.

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