Quando la realtà manca di luccichii bisogna glitterarla un po’. Non è cattiveria, la sua, è che le cose sono sempre troppo complicate e si perde brillantezza a star dietro a tutto. Una spruzzata di glitters e via! Cambia tutto.
No, non è vero, non cambia tutto, cambia un bel niente, ma forse diventa più sopportabile. O almeno ti sembra. E a volte quel “ti sembra” può salvare la speranza.
Come quando ricordi una persona che non c’è più e decidi di tirare fuori il meglio di quello che era ed è stato. In quel momento fai una cosa buona per te, per lei e per chi ascolta. Non è che è tutto lì, lo sai tu e lo sanno tutti, è che scegli di riportare nel presente qualcosa che di bello è accaduto in passato che l’ha vista protagonista, magari ti scappa ancora la stessa risata o anche soltanto un sorriso. Un po’ di glitter, ecco.
Questo intendo, obbligarsi a riportare un brillìo di qua e uno di là, riportarli visibili dove si erano spenti, altrimenti la cortina grigia piomba giù e chi osa più alzare la testa?
Lo si fa con l’ironia e con l’autoironia, che arrivano come spruzzate di acqua energizzante mentre sei sul lettino alle lampados. Basta poco e ti sollevi, ti scrolli di dosso la patina di drammaticità stagnante che ti schiaccia. Non so se è un’Arte che si impara, forse ci si nasce. Io ho la fortuna di averla nei geni, eredità che nella mia famiglia è stata coltivata e mantenuta viva e ben vivace, e credo sia il dono più grande che abbia ricevuto.
Una spruzzatina, prima-durante-dopo i pasti, sberluccicanti prismi che giocano con la luce che si colora. Cosa chiedere di più?