(1016) Sogno

Nella nostra testa è tutto perfetto. Si chiama sogno. 

Ti immagini una situazione, ti immagini una persona, ti immagini un risultato. Costruisci il tuo sogno con dettagli che vanno a colmare ogni vuoto, ogni mancanza, ogni stortura. Perfetto. Nella nostra testa. Perfetto.

Nella realtà è il Caos. Si chiama proprio così: il Caos della Realtà. Che non è fantasioso, ma non ha niente a che vedere con la fantasia quindi pretenderlo è da idioti. La realtà è una mescolanza di variabili, incidenti e dio-solo-sa-che-diavolo che rende qualsiasi possibilità di sogno un disastro. Anche andasse tutto bene, ma proprio tutto alla grande, quando lo viviamo manca sempre qualcosa. È sempre meno bello di come sarebbe se fosse solo nella nostra testa. Manca di perfezione. 

Cosa facciamo? Lo buttiamo? Soltanto perché non è perfetto? Eh.

Quindi crescendo si impara a mettercela via, male che vada possiamo sempre rintanarci nella nostra testa e raccontarci il film perfetto che vogliamo. Quali sono le conseguenze? Eh. Lo sappiamo quali sono, anche se non lo vogliamo ammettere perché ci rode: lo scollamento. 

In poche parole, noi Esseri Umani siamo un branco di disadattati allo stato brado. Il Caos è questo. 

Cosa facciamo? Ci buttiamo via soltanto perché non siamo perfetti? Eh.

È come cavalcare un purosangue: ti immagini la perfetta simbiosi con il potente equino che sarai in grado di gestire e domare e ti ritrovi disarcionato steso a terra. Poteva essere la cavalcata della tua vita, poteva, lo era nella tua testa. 

Io stamattina ho in mente un sogno, una cosa che in tre-quattro passi posso realizzare, e lo realizzerò entro domani. Una cosa da nulla, ma alimenta quell’ambizione di perfezione che mi divora l’Anima. Ripeto, una cosa da poco, una cosa che ha significato soltanto per me, una cosa che una volta che la butterò fuori dalla mia testa potrebbe risultare ridicola. 

Ma che faccio? La butto soltanto perché rischia di essere un fallimento? Eh. Il fallimento, arrivata a questo punto, è un dettaglio. Il sogno ha vinto. 

Inshallah.

 

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(786) Caricatura

Spingersi oltre per forzare una convinzione che non ci serve più, che forse non ci è mai servita, ma che ora si rende con evidenza nel suo peso e nel suo carico. Senti che non va bene, così non va bene, non è mai andato bene ma per qualche motivo che-dio-solo-sa-e-forse-neppure-lui ti eri fatta andare bene. A cosa stavi pensando? Che cosa ti aspettavi? Che diavolo pensavi potesse accadere di diverso? Che film t’eri fatta, santo-di-un-dio?!

Ma che ne so. Davvero che ne so.

Credo sia soltanto una questione di carico. Bisogna caricare, forzare l’immagine fino a distorcela, fino a farla deforme e orrenda e ridicola, soprattutto ridicola. Anche quando non ti viene da ridere. Anche quando ti viene solo da tirare calci. Anche quando hai voglia di andartene, di mollare quella dannata situazione e metterci una pietra sopra. Un masso sopra, meglio.

Quindi, considerato che la vedi arrivare da lontano ‘sta fine, perché non la acceleri? Bella domanda.  N-O-N-L-O-S-O. Se lo sapessi non starei qui a scrivere, non mi servirebbe scrivere se già sapessi i perché e i percome. Serve ripeterlo?

Aspetto perché voglio vedere fin dove si arriva. Aspetto perché voglio sperare che non serva finire. Aspetto perché vorrei non dover finire. Perché a forza di finire ci si fa il vuoto attorno e nel vuoto mi viene mal di testa.

Ma che ne so. Davvero che ne so.

So cosa faccio per finire: spingo e forzo le immagini finché non si trasformano e acquistano la loro reale identità. Le guardo e le digerisco. Ed è finita, da quell’istante lì è finita.

Adelante Sancho.

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(729) Balla

Una balla di fieno pesa. Pesa parecchio. A volerla spostare ci devi mettere tutta la tua forza e se non sei prestante non basta. Una balla di fieno è una balla ingombrante, bella da vedere, perfetta nelle sue sembianze, ma se la lasci lì è inutile e dà fastidio. Una balla di fieno è semplicemente una balla di fieno, ci puoi salire sopra, puoi farle una foto, puoi appoggiarci la schiena mentre ti prendi due minuti di riposo, e poco altro, ben poco altro.

In generale, invece, una balla è una mezogna che ha peso variabile – ma può pesare anche parecchio – e a spostarla dal posto in cui l’hai inserita ci devi mettere un bel po’ d’ingegno e non sempre riesci a ottenere un buon risultato, ed è sempre ingombrante perché te la devi ricordare e quando le cose attorno cambiano ti si potrebbe ritorcere contro. Per quanto perfetta e splendida possa risultare una balla dà sempre fastidio a chi se la deve sorbire, diventa inutile perché tutto quello che ci costruisci sopra va inesorabilmente a remengo e se la usi per prendere tempo devi sapere correre veloce per scampare alle conseguenze.

Una balla rimane una balla, semplicemente una balla. È fatta di niente, è fatta di inganno. Io posso anche far finta di crederci, posso appoggiarmici contro, salirci sopra, ma quando deciderò di andarmene perché mi sarò stancata, quella balla rimarrà lì a rendersi ridicola.

Questo per dire che sconsiglio a tutti di costruirsi belle ed enormi balle per mettersi in mostra perché dimostrare la propria svilente nullità è controproducente. Non sono tutti scemi, ce ne accorgiamo. E forse non diciamo niente perché proviamo vergogna per voi.

Le balle di fieno hanno uno scopo, che non è quello di arrecare alcun danno. Le altre balle hanno sempre un fine losco: nascondere qualcosa, sopprimere la verità, prendersi gioco di qualcuno. In tutta sincerità io preferisco le balle di fieno. Non so voi.

 

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