(846) Faro

L’espressione “essere un faro nella nebbia” mi è sempre piaciuta. In realtà, è diventata con gli anni la mia massima aspirazione. Lo so, sono una presuntuosa. Non ho detto, però, che io ci sia riuscita a esserlo, ma che è la mia massima ambizione. Forse (certamente) è perché io ho trovato negli anni i miei fari nella nebbia. Persone che in qualche modo, anche loro malagrado, sono stati per me luce da seguire per ritrovare una sorta di via, una salvezza.

Esagero? No. 

In qualsiasi situazione uno si trovi, guardarsi attorno per trovare un appiglio, una via, è la prima regola del sacrosanto istinto alla sopravvivenza. E tutti, proprio tutti, abbiamo una priorità: sopravvivere. Questa condizione prevede una minaccia, un rischio che si palesa e diventa pericolo incombente. Se non fai qualcosa potresti soccombere. Sei disposto a rischiare? Quanto tieni alla tua vita? Bene, il viaggio dell’eroe presuppone questa emergenza affinché l’eroe inizi a darsi da fare per venirne fuori. E se è un eroe ne viene fuori, magari a pezzi, ma fanculo ne viene fuori.

Ok, come?

Con un aiuto. Sempre. Consapevole o inconsapevole che sia, quella luce arriva sempre da un faro. Una situazione, una cosa, una persona, Dio? Non importa, è indifferente, il fatto è che sopravvive. La luce è sempre un aiuto, a meno che non sia un raggio laser che ti colpisce in pieno mentre stai roteando la spada mimando Luke Skywalker. Vabbé, lì è una questione di furbizia. Non sei Luke Skywalker, fattene una ragione.

Comunque, siamo sempre in pericolo di vita o di morte?

Sì, solo che non ce ne accorgiamo. Prendiamo – giustamente – tutto molto alla leggera, altrimenti non ci sposteremmo di un metro. Ci dimentichiamo che stiamo su per un filo e che è un filo sottile, per fortuna viviamo da incoscienti. La questione è che se non ci fermiamo neppure per un secondo a valutare ‘sta cosa della provvisorietà, rischiamo di distruggere tutto quello che abbiamo. E allora, ogni tanto, pensare che se non facciamo quello che sentiamo dovremmo fare o se non diciamo quello che sentiamo dovremmo dire, il sasso inizia a rotolare giù e a farsi valanga. No, non esagero. S’inizia sempre dalle piccole cose.  A meno che tu non ti trovi in traiettoria precisa di un asteroide e schivarlo diventa difficile (se non altro per una questione di dimensioni), allora delle cose che ti accadono e che possono peggiorare col tempo te ne accorgi. Al massimo te ne freghi, perché sottovaluti le conseguenze e ti illudi che si risolva tutto prima di prenderti l’asteroide in testa, ma te ne accorgi. Neghi l’evidenza, fai lo gnorri, dai la colpa al cristo-che-ti-sta-più-vicino, ma te ne accorgi. 

Quindi?

Niente. Era un pour parler, come al solito. Ero partita dal faro nella nebbia e dalla mia ambizione. Ecco: se per un istante sono stata un faro nella nebbia per qualcuno, allora significa che quello che ho ricevuto ho dato e questo mi rimette in pace con me stessa e con il resto del pianeta. 

Stop.

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(342) Emergenza

Emergenza, sembra ormai che tutto sia diventato un’emergenza. Talmente tutto e talmente emergenza che registriamo la cosa come normale e passiamo oltre. Allucinante, vero? Vero, ma facciamo così.

Diamo per scontato che l’emergenza qualcuno la affronterà e che l’emergenza qualcuno la risolverà. Qualcuno. Ebbene, la notizia è che di solito le emergenze noi le affrontiamo ignorandole, sperando che non accada di peggio, ma senza la voglia di evitare concretamente la catastrofe. Al massimo preghiamo, se ci concediamo il lusso, beninteso. Ad ogni modo sarebbe bene ricordarsi come vanno le cose, e non per cattiveria, ma semplicemente perché così le cose devono andare.

Se la terra trema, non smetterà di tremare solo perché lo ha già fatto e noi ci abbiamo già pianto sopra.

Se qualcuno si lancia con un Tir sulla gente che passeggia spensierata, non smetterà di succedere solo perché è già successo e noi siamo già stati traumatizzati abbastanza.

Se qualcuno salta in aria su una mina antiuomo, non smetteranno le mine antiuomo di far saltare in aria Esseri Umani solo perché noi non ci vogliamo pensare.

Emergenza significa condizione di gravissimo rischio, gravissimo pericolo, gravissima minaccia. Si affronta con grande lucidità, preparazione, coraggio, determinazione. E lo si fa per risolvere l’emergenza, per rientrare nella normalità, per ritornare in zona sicurezza.

Emergency lo sa, sa come si fa, sa che deve fare e non delegare a chi non c’è e a chi non vuole esserci. Ecco, ascoltare chi fa e chi c’è per fronteggiare un’emergenza che vogliamo curare è una cosa saggia.

Un’emergenza è per definizione uno stato di cose che ha vita breve, non è fatta per restare, non è fatta per sopravviverci. Un’emergenza lo sa, siamo noi che non vogliamo prenderci la responsabilità di gestirla. Siamo veramente patetici.

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