(447) Nymphaea

Ci sono molte cose che mi passano davanti o accanto e che io ignoro, proprio non le guardo. Non che non me ne accorga del loro passaggio, ma non le guardo perché ho altro da fare. Solitamente non è per mancanza di genuino interessa, infatti ho scoperto che se ho tempo libero mi interessa proprio tutto. Incredibile quanto io possa essere interessata alle cose, anche quelle più inutili, tanto che mi devo impedire certe volte di avere tempo da perdere.

Vabbé, tra le tante cose che non mi fermo volutamente a osservare ci sono altre che invece attraggono la mia attenzione fino a fagocitarmi. Passano ore come fossero secondi mentre cerco di riaffermarmi al mondo uscendo dal tunnel.

Una di quelle cose che mi attraggono sono i fiori, tutti. Li trovo tutti splendidi, soprattutto perché ce ne sono talmente tante di specie da perdere la testa. Proprio oggi mi sono imbattuta in una foto di ninfee che ho trovato strepitosa e da lì ho pensato che non ne sapevo nulla di ninfee e che magari digitando la parola su Google qualcosa sarebbe uscita. Sbang!

Mi sono resa conto di quante specie di ninfee esistono, tutte diverse, tutte con un’Anima ben definita e tutte tutte tutte splendide. Stessa cosa mi successe in una serra di orchidee tempo fa, o nel roseto di un monastero quando avevo meno di trent’anni e… e tante altre volte. Ricordo la passiflora che fioriva arrampicata nel muro della casa della mia nonna, ricordo i colori, il profumo e le vespe che ci ronzavano attorno e che una volta mi hanno punto sul dorso sella mano.

Mia nonna aveva un gran pollice verde, anche mia madre lo ha, piacerebbe averlo anche a me. Per la cronaca: la mia piccola bonsai, Gala, si è ripresa alla grande, ma non sono affatto sicura sia per merito mio, credo piuttosto per la vicinanza di tutte le piante che le stanno attorno – e per la vitamina, ovvio. 

La vitamina fa bene a tutti.

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(445) Rosa

Quando scoprii – anni fa – l’importanza dei venti per il nostro pianeta ne rimasi affascinata. Mi domandai perché a scuola nessuno me lo avesse detto, o per lo meno perché nessuno lo ritenesse abbastanza vitale da farcelo tatuare in fronte. Sono un’ingenua, lo ammetto.

Mi capita spesso mentre scopro gli abissi della mia ignoranza, di cui continuo a vergognarmi ma che con gioia cerco di colmare di tanto in tanto, di pensare: “Adesso la mia vita non sarà più la stessa”.  Spesso è così, altre volte me lo dimentico dopo due secondi – ma senza cattiveria, solo perché sono piuttosto rimbambita.

I venti sollevano e mitigano e trasportano e alzano/abbassano e profumano o puzzano – e mille altri verbi che si agitano anche in contemporanea – in poche parole i venti vivono e ci permettono di vivere. Sono la combinazione di tutti i movimenti che ci potremmo immaginare calcolando quanto il nostro pianeta si sa muovere e si muove, e sempre in dosi diverse. C’è da perderci la testa a misurarli e credo che sia per questo che l’uomo abbia deciso di farsene un’idea un po’ più statica – quel tanto che gli permettesse di capirci qualcosa – disegnando una rosa: la Rosa dei Venti.

La Rosa è il fiore Regina, ha centinaia di colori e varianti, ha petali vellutati e profumi tenui o intensi ed è sempre bellissima. Che la Rosa abbia bisogno dei Venti lo si potrebbe anche intuire, ma che anche i Venti abbiano bisogno della Rosa questo mi piace. Non lo so perché, ma mi piace. Non è la verità dei fatti, è una trasposizione romantica del pensiero umano che in qualche modo trova nel mondo il bene che lo riempie e gli rende la vita possibile.

Ho divagato, forse, ma non m’importa perché ho seguito un pensiero che mi concilierà il sonno e mi farà stare bene.

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(345) Pane

Buono come il pane, si dice. Non ho mai incontrato nessuno a cui non piacesse il pane. A pensarci bene neppure l’ho mai chiesto mai a nessuno: ti piace il pane? No, non l’ho mai chiesto, ho sempre dato per scontato fosse sì la risposta.

Sono sicura, però, che se lo chiedessi davvero non tutti mi direbbero di sì, magari direbbero “non ne mangio mai” oppure “non ne mangio tanto”, e via dicendo. Eppure sono anche sicura che se mentre mi stanno rispondendo venissero colpiti alle narici da un avvolgente profumo di pane appena sfornato, la risposta cambierebbe immediatamente.

Una fragranza irresistibile. Punto e basta.

Per chiunque, a qualsiasi età. Punto e basta.

Il pane costa poco, è alla portata di tutti (o dovrebbe essere proprio alla portata di tutti tutti tutti), ed è con noi dalla notte dei tempi. Tanto che ci è venuto a noia e preferiamo i crakers, le gallette, i grissini, le fette biscottate ecc.

Ma se ci colpisce il profumo del pane appena sfornato, ancora caldo e fumante… ci fermiamo e ne chiediamo un pezzo, due pezzi o anche tre. Non si resiste.

Tutto questo elucubrare sul pane ha un suo motivo, volevo solo prenderla alla larga come al mio solito, ed è un motivo piuttosto semplice: il pane rimarrà sempre pane, nutrirà sempre, appagherà la fame sempre, allargherà l’anima col suo profumo sempre. Anche se noi decidiamo che è fuori moda, fuori gusto, fuori dieta, fuori tutto lui sarà sempre pane, sempre lo stesso, semplicemente perfetto.

Essere buoni come il pane può non essere di moda, può non essere stuzzicante, ma è una qualità che profuma, che appaga, che accoglie e rincuora. Lo sarà sempre e lo sarà sempre per tutti. Anche per chi non lo merita.

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