(1018) Smalto

Chi mi conosce sa che mi piace lo smalto sulle unghie. Chi mi conosce sa che i miei colori preferiti è lì che vanno a finire e spesso accompagnano i miei vestiti. Chi mi conosce non sa perché di questa mia ossessione, non l’ho mai spiegato a nessuno, e ovvio che nessuno me lo abbia mai chiesto, ma oggi lo voglio scrivere. Perché? Non lo so, lo scrivo e basta.

È stata una conquista che mi sono guadagnata da adolescente smettendo di rosicchiarmi fino al dolore sanguinante le unghie. Lo facevo perché ero ansiosa (e ansiosa lo sono ancora), ma mi piaceva lo smalto che decorava le unghie delle mani di certe donne che vedevo attorno a me e quindi mi sono decisa: basta rosicchiarmi le unghie e via con lo smalto!

Una volta conquistata la meta non sono più tornata indietro.

Se faccio un rapido calcolo mentale mi è evidente che ogni volta che conquisto una meta poi me la tengo stretta. Mi scoccia troppo ritornare indietro. Vado avanti, mica sono un gambero! Quindi posso affermare, senza dubbio alcuno, che quella mia prima vittoria sia stata fondamentale per la crescita. Soprattutto grazie alla dinamica che ho saputo mettere in atto.

Scegliere il blu o il viola, il rosso (raramente) o il nero, e procedere con l’operazione senza delegare a una professionista la questione manicure, è una delle azioni a cui mi dedico con più attenzione. Come se in quei gesti risiedesse la mia promessa: vai e prenditi quello che vuoi. E il mio impegno: per avere quello che vuoi devi saper rinunciare a qualcosa. E la mia perseveranza sostenuta da una presa di coscienza semplice: puoi.

Sembrerà tutto molto stupido, me ne rendo conto. Ma le persone stanno su per queste cose stupide, mica perché fatte di cemento.

Sottovalutare le cose stupide non è una buona idea. Mai. Credo.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(759) Via

Finché non parto non è detto che io voglia partire. Se ancora non sono partita è perché qualcosa non mi torna, qualcosa non mi convince, ancora non ho il quadro completo della situazione, ancora non sono pronta. Partire impreparata non è contemplato dal mio DNA, semplicemente.

Come faccio a sapere che non si tratta di pigrizia o di codardia? Me lo sento. So bene che sono pigra e so bene che posso peccare di codardia pertanto mi tengo ben monitorata (vorrei non fossero limiti quindi sto cercando di lavorarci per depotenziarli nella loro forma più acuta). Riconosco il perché del mio rimandare quando una cosa che mi entusiasma perde lo smalto senza alcun motivo. Inizio a dubitare di quello in cui mi andrò a buttare, inizio a farmi alcune domande topiche, inizio a sondare con la mente tutte le complicanze della situazione. Un’analisi piuttosto certosina che potrebbe prendere più tempo del previsto, ma se la supero e mi ritorna il fuoco, allora parto.

Pronti, attenti… via!

Se parto, non mi fermo finché non arrivo alla meta. Ci posso mettere un mese, un anno o una vita, se parto allora arrivo anche. Poco ma sicuro. Non manco di tenacia, spirito di sacrificio e follia. Non manco di pazienza e perseveranza. Non manco di inventiva per risolvere problemi e saltare ostacoli. E poi, la cosa più importante di tutte: se prendo un impegno non mi rimangio la parola. Il che non sempre è un  bene, non sempre è intelligente, quasi mai è comodo, ma l’impegno preso significa tutto. Nel bene e nel male.

Iniziare per me non è mai un caso, è una scelta ponderata. Ci metto in conto le mie supposte capacità, oltre che il mio reale interesse, perché devo essere davvero convinta per poter completare il percorso. Se parto già dubbiosa so che non avrò la forza di mantenere quanto promesso. Mancare alle promesse mi causa uno sconforto senza fine, preferisco evitarlo.

Tutte queste chiacchiere per dire una cosa e una soltanto: partire è una faccenda seria. Si parte quando dentro di noi sentiamo quel click, quello dell’interruttore, che ci accende come una miccia. Il pronti-attenti-via solitamente è un sussurro, ma ha la forza di una rivoluzione. Sappiamo che da quel momento in avanti potrà succederci di tutto e che dipenderà tutto da noi. Se parti con altri presupposti, preparati a fermarti al primo pit-stop. Definitivamente, però.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF