(907) Femminile

Un viaggio affascinante quello che ti fa attraversare le età del femminile. Mentre le percorri non te ne accorgi, ma se le guardi alle tue spalle ricomponi un quadro di te interessante.

Non è che mentre cresci ti rendi conto del perché di certe scelte e del come le stai portando avanti, lo fai perché sull’onda della ricerca (tu che ti stai cercando, tu che ancora non sai chi sei) agisci d’istinto oppure scegli per gusto o – quando sei davvero fortunata – nutri la tua visione. La visione che hai di te e che vuoi che si compia.

E mentre lo fai, mentre ti nutri e cambi e cresci e impari e ti riaggiusti, lo fa anche il tuo femminile. Quella vena d’oro che non esiste soltanto perché sei un Essere Umano e sei viva, ma perché sei un Essere Umano Femmina e sei dannatamente viva.

La cosa che ti rende potente – se sei davvero fortunata – è scoprire che non ci sono regole imposte dalla società che possono fermarti. Tu puoi andare oltre. Non ci sono legami che ti possono bloccare. Tu puoi andare oltre. Non ci sono tabù che ti possono schiacciare. Tu puoi andare oltre. E quando impari ad andare oltre non c’è niente che ti possa rendere schiava. Tu sei oltre.

Se sei davvero fortunata lo impari in tempo. Se sei davvero fortunata riesci ad applicarlo alla tua esistenza e a raccogliere i buoni frutti. Se sei davvero fortunata comprendi che quelle scelte e quelle fatiche e quelle ribellioni e quelle cadute e quelle ferite e quelle maledizioni che hai superato, non erano finalizzate alla distruzione bensì alla costruzione.

Se sei davvero fortunata a un certo punto riuscirai a guardarti e a sorriderti perché sai benissimo come poteva finire e sai che ancora non è finita ma che finirà bene. Sei nel pieno della tua femminilità e hai imparato ad andare oltre.

Sono davvero fortunata.

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(182) Qualcuno

C’è questa cosa del essere qualcuno. C’è questa cosa del essere qualcuno per qualcuno. Questa cosa porta con sé ferite a più non posso. Non credo sia una questione nata con l’uomo, credo sia una malattia che si è andata sviluppando piano piano e che ora è fuori dal controllo.

Lo sei già qualcuno, sei una persona. Qualcuno per qualcuno? E chi di noi può affermare di non avere alcun legame con alcun essere vivente? Nasciamo da un altro qualcuno, no? Legame = sei qualcuno per qualcuno. Quindi ambire ad essere qualcuno è idiota, lo siamo già. Se essere qualcuno, poi, significa essere riconosciuti da tutti allora stiamo parlando di una malattia, no?

Essere riconosciuti come persone, esseri viventi, è un diritto sacrosanto di tutti. Essere riconosciuti come portatori di qualcosa di speciale è questione delicata. Cosa porti in te per essere riconosciuto dagli altri? Qualcosa di buono? O qualcosa di pessimo?

Allora, vediamo di dirlo una volta per tutte: se porti qualcosa di buono, che te ne frega di essere riconosciuto per questo? Quel qualcosa di buono si spargerà sulla terra e tu avrai fatto il tuo. La gratificazione parte dal fatto che la terra beneficierà di ciò che tu hai donato. Giusto? Se porti qualcosa di pessimo, ti conviene essere presto dimenticato perché quel male che hai sparso in qualche modo ritornerà a te. Sparisci e cerca di fare di meglio la prossima volta.

Eppure, quello che mi riesce davvero difficile è essere qualcuno per qualcuno in un tempo finito. Perché dentro di me i qualcuno che incontro vivono per sempre e non so se sia una buona cosa portarsi tutti appresso, la schiena a un certo punto cederà. Io lo sono stata, lo sono e lo sarò ancora e ancora qualcuno-a-tempo-determinato per molti e molti qualcuno, ma non è questo che mi pesa. Mi pesa tutti i qualcuno che sono usciti dalla mia vita (per loro volontà o per mia volontà) che sembrano avere scolpito in me impronte eterne.

Questo mi pesa. Questo non voglio più. Ora devo solo scoprire come fare.

 

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