(15) Rottura

Il punto di rottura c’è in tutto. Il punto di rottura non capita mai all’improvviso, c’è sempre un segno che lo anticipa. Che tu lo abbia notato o meno non è responsabilità né del punto, né della rottura, tantomeno del segno. E’ tua.

A volta lo vedi (il segno) e ti giri dall’altra parte. Altre lo indovini, lì tra la nebbia delle cose possibili, e ti racconti che è una visione senza significato. A volte te lo sogni, dimenticandoti una volta sveglio che era lì per darti un messaggio. Altre lo scambi per una bizzarria del caso o una rottura di scatole, salvo poi ricordartene quando arriva davvero la rottura e le scatole sono la cosa meno importante che si frantuma.

Il punto di rottura è un punto, ma può essere anche una linea (quella del non ritorno), oppure un segmento temporale (quello da cui non si ha ritorno). Sono convinta che sia sempre definitivo.

In questo caso, il per sempre è effettivo e degno di fede: il punto di rottura anche se dura soltanto una frazione di secondo non lo puoi sanare. La rottura è profonda, anche se millimetrica, e causa un dolore intenso, anche se di breve durata. E’ un click che ti rimbomba dentro e ti fa scricchiolare lo scheletro, il cui riverbero si propaga e raggiunge ogni tua fibra.

E’ quel “Basta, adesso” del vecchio Jack Burton di Grosso guaio a Chinatown (film di John Carpenter con Kurt Russell). Significa: non ce n’è per nessuno, fine della storia, passo e chiudo.

La cosa strana è che non è la fine che ti procura il dolore, quella la decidi tu, è un atto volontario. Ti fa male il fatto stesso che sei arrivato a quel punto, alla rottura. Rottura della capacità di tollerare la questione. Quando arriva il basta adesso è tardi per tutto: per le spiegazioni, per le scuse, per la giustificazioni. E’ tardi perfino per litigare. Te ne vai e basta. E lo fai adesso, non tra qualche settimana, tra qualche giorno, tra qualche ora, no: adesso.

Ogni tanto ho pensato che potevo anche evitarmelo di arrivare al punto di rottura perché i segni li avevo già visti e stavo già facendo il countdown, ma rimane sempre un mezzo metro di illusione che ti fa dire: magari la cosa si recupera prima che sia troppo tardi. Eppure, non mi è mai successo. L’unica cosa che arrivare al punto di rottura mi permette di fare è: essere sicura che tutto quello che c’era da fare e da dire è stato fatto ed è stato detto. Nessun rimorso, nessun rimpianto. Amen.

Evviva il punto di rottura!

b__

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