(584) Concentrazione

La concentrazione è quella cosa delicata delicata che prende forma nella nostra mente quando niente e nessuno ci viene a rompere le palle. Una cosa da nulla, anche un suono proveniente dall’appartamento del vicino, potrebbe compromettere quella santa atmosfera che ti permette di escludere il resto del mondo per dedicarti totalmente a quello che stai pensando e/o facendo.

Appurato questo vien facile capire come per poter raggiungere una concentrazione totale – anche per soli pochi minuti – bisognerebbe vivere su Marte (che immagino un pianeta estremamente silenzioso) perché qui da noi è impossibile non farsi distrarre da nulla. La cosa sarebbe già abbastanza frustrante così com’è se non fosse che gli Esseri Umani sanno essere i più rumorosi della Galassia anche solo per il fatto che respirano. Se poi a questo aggiungi la voglia malsana di attirare su di sé l’attenzione di chiunque si trovi in prossimità, capiamo meglio quanto la concentrazione a lungo termine sia privilegio di pochi.

Negli ultimi tempi la mia  è stata messa a dura prova, si è andata assottigliando e storcendo in modi per me oscuri, tanto che oramai non ne restano che miseri brandelli qua e là – che io raccolgo amorevolmente con la speranza che serva a qualcosa. E mi manca davvero tanto potermene stare nel mio kubkolo a creare senza guardare l’orologio, senza rispondere al telefono, senza dover fare sempre sempre sempre qualcos’altro di più urgente. Come se mi si fosse dimezzata l’aria da respirare.

Non so come rimediare, so che devo trovare il modo di prendere ogni rimasuglio e di stenderlo col mattarello come se fosse pasta per pizza e tentare di renderli sottili e resistenti. Sottili e resistenti. Non ho idea di come farò, ma se non m’invento qualcosa la vedo male per i prossimi mesi. Non posso più rimandare.

[Cosa c’entra il Minion della cover? Concentrati e lo scoprirai!]

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(463) Utilità

L’utilità di una cosa, di una situazione e addirittura di una persona, la si può verificare solo in corso d’opera. Mentre la stai vivendo ti accorgi di quanto è valida, efficace, di quanto ti avvantaggia. Prima lo puoi supporre, ma non ne puoi essere certo, anche se la stessa cosa o situazione o persona ti è stata utile in altro frangente. L’utilità ha valore sensibile ai tempi, alle condizioni atmosferiche, alle contingenze. Una cosa utile sempre e per sempre non esiste, a meno che non siamo noi a intestardirci a ritenerla utile perché ci è comoda. Ricordo, per pignoleria non per altro, che comodo – anche se sinonimo di utile – non corrisponde pari pari a essere efficace o valido. La comodità può essere dovuta a un uso/pratica costante che ci diventa automatica e pertanto comoda perché non dobbiamo pensarci, la facciamo e basta.

Detto questo, riflettevo sul concetto di utilità procedendo per contrari: inservibilità, inutilità, nocività ecc. e valutando il tutto direi che dovrebbe essere buona pratica disfarsi di tutto ciò che si è reso inutile perché può trasformarsi in nocivo. Un po’ estrema come posizione, lo ammetto, ma se la si mantiene come linea guida – senza per questo renderla gabbia – potrebbe anche essere che certe comodità ormai obsolete le riusciamo a sostituire con un pensiero capace di portarci vantaggi insperati.

Sto ragionando per sommi capi, se poi si scende nello specifico le cose si complicano, ma valutare questa opzione ogni tanto potrebbe rivelarsi liberatorio, se soltanto riuscissimo a dribblare l’intralcio del giudizio autocritico che ci fa urlare: Egoiste!

Come al solito le mie riflessioni sono un punto di partenza, raramente d’arrivo, specialmente quando difetto di un quintale di ore di sonno e mi riduco a digitare gli ultimi brandelli di pensiero prima di crollare a letto.

Ogni tanto penso che chi si ferma qui a leggermi deve avere proprio una gran pazienza.

Grazie.

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