(49) Costruire

Mi piace costruire, mi piace creare, mi piace vedere che quello che ho pensato poi sa stare su da solo. L’idea del costruire regge perché la penso come una cosa definitiva. Tutto quello che riesco a far stare su deve restare su per sempre.

Convinzione ingenua, lo ammetto, addirittura patetica. Lo so.

Ogni tanto mi scosto un po’ dalla mia posizione supponente e mi rendo conto che per fortuna  non  è così: quello che ho creato lo posso pure distruggere. Oddio, la parola distruzione non mi piace, ma se una cosa prima c’è e poi tu la annulli è comunque distruzione, anche se gli trovi un nome meno catastrofico.

Ecco, sono a questo punto qui: sto per distruggere qualcosa che ho creato e che ormai non ha più ragione per stare in piedi. Sento che è addirittura la mia creatura che me lo sta chiedendo, eppure mi sento a disagio nel portare a compimento il gesto di per sé drammatico.

No, non morirà nessuno. Ovvio.

Si chiude, semplicemente, un periodo che è stato lungo e denso di cose belle e brutte (ma quale periodo non lo è?). La dinamica è e sarà semplice: chiudo con un inchino e mi do ad altro. Pacifico che succederà, già mi sto dando ad altro ed è per questo che la creatura ormai non “serve” più.

Forse il verbo “servire” svilisce le cose, ma nella mia intenzione ha ben altra portata: ogni cosa che ora esiste nella nostra vita ha uno scopo e qualunque sia lo scopo va bene così. Quella cosa ci permette di traghettare la nostra anima da una sponda all’altra e credo che questo modo di servirci sia un dono che ci viene offerto e che faremo bene ad accogliere e usare al meglio.

Ringraziare questa mia creatura per il servigio che mi ha offerto è l’unico modo con cui mi posso permettere di distruggerla. Non è indolore neppure per me, se devo dirla tutta, ma è necessario. Un passo oltre tenendomi caro quello che è stato, ma senza più esserne legata da obbligo.

Va bene. Si procede.

Grazie. Di cuore, grazie.

b__

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