(161) Opposizione

Non la prendo mai troppo sul personale. Se qualcuno mi si oppone, d’istinto penso che non sia un mio problema. Nel senso che ci arrivo sempre un po’ dopo a capire che sono io il problema – quando lo sono, intendo. Non penso che il mondo ce l’abbia con me, non penso di poter essere un disturbo per il mondo come non penso di essere per il mondo una gioia.

Voglio dire: niente di personale.

L’opposizione, però, mi incuriosisce. Scatta in me la voglia di saperne di più. Chi sei? Cosa stai pensando? Perché decidi di farti muro, qui davanti a me, e speri che io ci sbatta la testa? Perché sei arrabbiato?

Divento noiosa. Divento ficcanaso. Divento invadente.

Anche se non lo esplicito, inizio a pensarci e perdo mordente. Non mi va più di scagliarmi a difendere la mia posizione, come facevo da ragazza. Ora incasso meglio. Mi prendo quel che mi devo prendere, cerco di ascoltare con attenzione le risposte silenziose dietro al colpo e poi lascio sedimentare.

Non è un blocco, è un motivo per una riflessione più approfondita che riguarda soltanto me.

Le opposizioni dei ragazzi sono solo scogli in cui le onde vanno a sbattere. A volte, questi scogli, vorrebbero frantumarsi e farsi onde perché essere scoglio non dev’essere troppo divertene. Questa è soltanto una teoria, molto personale, sulla questione. Sta di fatto che chi fa opposizione intelligente e mirata ti fa dono della sua attenzione. Se non altro per avere la meglio.

Catturare l’attenzione di qualcuno non è cosa da sottovalutare. Un’opposizione non è cosa da sottovalutare. Costa a chi la fa e anche a chi la subisce. Un gioco equo, vince chi argomenta meglio.

La Retorica questa sconosciuta!

RETORICA  re·tò·ri·ca/   sostantivo femminile
  1. 1. L’eloquenza come disciplina del parlare o dello scrivere, fondamento di gran parte dell’educazione letteraria dall’antichità classica fino a un’età molto recente ( la r. greca, romana, bizantina ; maestro di r. ).

 

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