Come si gestisce lo Storytelling di una pandemia? Con il buonsenso. Che altro modo ci può essere? Esatto. Che altro modo?

Che questa pandemia sia stata una sorpresa per tutti e che le sorprese lascino sempre un po’ storditi, è un dato di fatto. Avremmo potuto reagire prima, più in fretta? Avremmo potuto fare meglio? Certo. Sempre si può fare meglio. Spesso con il senno di poi, però.

Siamo ancora blindati in casa, ci sono persone che non riescono a sopravvivere e altre persone che hanno la meglio sul virus, come in ogni storia. Solo che la storia la si racconta dopo, perché dopo c’è stato il tempo di far sedimentare le emozioni e si ha modo di analizzare cause-fatti-conseguenze con un po’ di lucidità. Possiamo dire che raccontare mentre la si vive diventa pericoloso. Informare è, invece, un’azione di buonsenso. E il buonsenso salva la vita (o almeno ci prova).

L’abbiamo presa sottogamba ‘sta cosa che arriva dalla Cina e ce la siamo presa con loro che sono stati le prime vittime, e proprio per questo ci hanno mostrato la via per affrontare l’emergenza in modo efficace. Dovremmo dire grazie, dovremmo chiedere scusa e dire grazie.

Stiamo vivendo blindati in casa, ognuno preso dalle proprie paranoie e dalle proprie sicurezze e – evviva! – c’è internet a tenerci informati (nel bene e nel male) e a colmare certi vuoti. Di sostanza relazionale soprattutto, perché anche se soli si sta bene, forzatamente soli non si sta benissimo. Diciamocelo.

Comunicare in questo modo ci apre al contatto molto più di quanto potessimo immaginare, il nostro bisogno di guardarci e toccarci diventa evidente prima di tutto a noi stessi. Realtà disarmante. Certo che passerà, certo che la racconteremo meglio di quanto la stiamo vivendo. Certo che la vita si rimetterà in moto. Certo.

Ora, però, dovremmo focalizzarci sul ruolo che stiamo interpretando: dalla parte dei buoni o dalla parte degli stronzi?

Perché la crisi, ogni crisi, scopre la natura dell’Essere Umano. Pensiamoci adesso, chiariamoci adesso le idee perché dopo sarà tardi. Dopo la storia racconterà di noi e di come abbiamo causato eventi e gestito le conseguenze. E soprattutto la storia scoprirà chi siamo e per questo verremo assolti o condannati, dal nostro karma s’intende.

Intanto il Pianeta Terra si sta prendendo una pausa da noi. Noi che lo tormentiamo costantemente e tenacemente da secoli.

E questo vuoto per la Terra dovrebbe sembrare il Paradiso. Me l’immagino. A parte quelli che cantano dai balconi di casa (bravi neh), come cocorite in tilt (ripeto: bravi neh, magari fosse sempre così), ci sono poche auto e poco inquinamento. Poco? Bhé, sicuramente meno. E meno è già tanto, considerato come vanno le cose di solito (Greta, tu c’entri qualcosa in tutto questo?).

E allora eviterei tutto, anche di continuare a scrivere, per godermi anch’io questo vuoto/silenzio. Che non è così male. E, forse, adesso ci voleva proprio.

Abbiate cura di voi, mi raccomando.

 

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