Qualche giorno fa ho ritrovato degli appunti che avevo infilato dentro un quaderno, quello dove progetto cose assurde che trasformo in mappe mentali (informazione inutile, mi rendo conto, ma mi andava di dare dettagli). Queste note veloci, riprendendole in mano oggi, mi hanno imposto un tuffo in acque tiepide. Nel mio passato e nel mio presente, più precisamente in chi ero e in chi sono diventata.

Non voglio andare giù di lista raccontando tutto quello che sono diventata, a chi interessa? Forse neppure a me, ma tre punti fermi li voglio condividere perché sono insegnamenti che ho ricevuto all’interno della mia famiglia, da chi mi vuole bene, quindi sono preziosi perché pieni di amore.

Le tre regole d’oro

Non è che mi sono state consegnate come le tavole dei 10 comandamenti a Mosé, sono frasi che mi venivano ripetute spesso nei contesti giusti e quindi le ho assimilate senza neppure rendermene conto.

1° regola d’oro: “Ti faccio vedere come si fa e poi fai tu”

Ho imparato ad apparecchiare la tavola, a fare il caffè e la pastasciutta, a medicarmi una ferita, ad asciugarmi i capelli, a disegnare, a scrivere e a leggere… miliardi di altre cose, prima guardando e poi ripetendo il gesto (grazie neuroni specchio!). Sempre meglio, con la pratica. Chi mi stava insegnando come fare non dubitava del fatto che io potessi farlo. Che potessi farlo anche bene, che potessi farlo sempre meglio. Mentre imparavo io stessa non dubitavo che ci sarei riuscita.

Quando ho affrontato il mio primo lavoro, come cameriera in una pizzeria, non dubitavo che sarei riuscita a imparare e che avrei potuto farlo bene. Stessa cosa per tutti i lavori che ho fatto nella mia vita. E anche oggi, nonostante l’età, so che se mi ci metto posso imparare. Se mi interessa abbastanza posso imparare a farlo sempre meglio, finché ne ho voglia o ne ho bisogno.

2° regola d’oro: “Fallo bene, così non lo devi rifare”

Non mi piace perdere tempo e fare le cose due volte è spesso una perdita di tempo. Non è che può venire bene al primo colpo, ma rifarlo daccapo non è un’opzione ammissibile per me. Lo posso rivedere e migliorare, anche cento volte, ma rifarlo daccapo non esiste. Perché se l’ho fatto al meglio che potevo la prima volta, non può essere tutto da buttare. C’erano molte cose che facevo malvolentieri da ragazzina e quindi facevo male. Mi veniva chiesto spesso di rifarle e mi giravano a mille perché già non le volevo fare la prima volta, figuriamoci la seconda!

Eppure. Una volta rifatte bene mi rendevo conto che bastava poco, un po’ più di attenzione o un po’ più di cura, e mi sarei risparmiata l’agonia del “rifallo” e mi sarei tolta il peso di dosso il prima possibile.

Me lo ricordo ogni volta che devo fare qualcosa che non voglio fare (almeno dieci volte al giorno). Ne vale la pena. Garantisco.

3° regola d’oro: “Non puoi avere tutto”

Non è che sentire ripetere questa frase mi facesse piacere, era una di quelle cose che odiavo di più. Una vera e propria mortificazione dei miei sogni, era darmi una bastonata in testa ogni volta che galoppavo con la fantasia pensando che un giorno avrei visto tutto il mondo e in contemporanea avrei avuto un lavoro fantastico e un marito bellissimo e dei bambini deliziosi e… perché no?!

Una volta cresciuta ho capito il perché no. Ho capito cosa ci stava sotto, mi fu chiaro che si trattava di una sorta di mappa e che stava a me decifrarla per trovare la strada giusta. In quell’istante provai una profonda gratitudine e iniziai a guardare quella mappa con più consapevolezza.

Si tratta di scegliere. Non puoi avere tutto, puoi focalizzare l’attenzione su una cosa per volta e dare tutto quello che ti sembra opportuno dare per averla. Tutto è sempre troppo. Una cosa per volta è la quantità giusta per maneggiarla, per apprezzarla, per creare il benessere che stai cercando.

Avere tutto? Perché? Che cosa ce ne facciamo di quel tutto poi?

Cantarlo fa bene, ma poi fare i conti con chi siamo cambia parecchio le cose, la visione. Rassicurante sapere che non è dato avere tutto, per un’infinita lista di variabili che non puoi controllare, perché la delusione di aspettative assurde non è che aiuta la salute del tuo fegato. Puoi perdere quello che hai ora se vuoi ottenere qualcosa che entra in conflitto con quella tua realtà. E anche questo è bene saperlo.

Le mie tre regole d’oro ora sono patrimonio comune.

Fatene un po’ quello che volete, sappiate che le mie intenzioni erano e sono buone.

😉

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