L’ho detto (nel titolo) in inglese perché in italiano diventava lunghissimo, ma il concetto non cambia: non ci sono più parole.

Per quanto io creda – fortemente – nel potere delle parole, con l’età avanzata ho iniziato a dubitare che fossero abbastanza. Abbastanza per comprendere, per processare, per farsene una ragione, per digerire la realtà quando è davvero inaccettabile.

Scrivo ora che già tutti hanno scritto su Capitol City, perché quella cosa lì (che è una pericolosa pagliacciata che soltanto in un film di John Carpenter sarebbe giustificabile) non la voglio scrivere. Voglio metterla dentro una scatola con tutto il lamento portentoso che le persone come me (né buone né cattive, né sagge né stolte, né intelligenti né stupide, né ipersensibili né marce) si portano dentro da anni cercando parole che non esistono. Non esistono.

Quando le parole non esistono si deve cercare altro. Ho trovato questo, che condivido qui perché è straziante e liberatorio al contempo. Lo faccio con la speranza che, almeno un po’, le persone come me possano trovare terra a cui ancorarsi e percorrere in buona sanità mentale questo 2021 che ci riserverà rivoluzioni e sorprese che temo non saranno proprio belle belle belle.

Resto in ascolto ancora e ancora. Aspetto le parole giuste, illudendomi di poterle trovare o – alla peggio – di saperle creare. Peccando di immodestia, ovviamente.

[ssssssssh… ]

Annie Lennox in collaborazione con London City Voices in una versione online del ‘Lamento di Didone’ (Henry Purcell -1689)

[per approfondimenti leggi l’articolo di Classic FM qui]

 

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