Ci sono avverbi che fanno della vaghezza una piccola opera d’arte. “Abbastanza” è il mio preferito. Non si può quantificare in modo esatto, è il contesto che lo determina e anche la sensibilità di chi lo vive e lo sente.
abbastanza /ab:a’stantsa/ (ant. a bastanza) avv. [grafia unita di a bastanza] – 1. [in quantità sufficiente: mangiare a.] ≈ a sufficienza, (non com.) bastantemente, quanto basta, sufficientemente. 2. [davanti a un agg. o a un altro avv., un poco o più d’un poco, anche in correlazione con una prop. consecutiva preceduta da per (o perché, da: fa a. freddo; stare a. bene; sei a. grande per (o da) capire (o perché tu possa capire) certe cose] ≈ (lett.) alquanto, discretamente, piuttosto. ↔ poco, scarsamente. 3. [in funz. di agg. o pron. indef. invar., che basta a soddisfare un bisogno, una necessità e sim.: avere a. pane; sì, di soldi ne ho a.] ≈ a sufficienza, bastante, sufficiente. ● Espressioni: fam., averne abbastanza ≈ (fam.) averne fin sopra i capelli, (fam.) averne le scatole piene, essere stufo, non poterne più. 4. [in funz. di sost., per ellissi di denaro, tempo, ecc., discreta quantità: avere a. da spendere; mi è rimasto ancora a. da vivere] ≈ a sufficienza, parecchio.
Quando usiamo abbastanza andiamo per approssimazione. Valutando la mia capacità di pesarlo bene nel tempo sono arrivata alla conclusione che l’esperienza del mio vivere ne ha modificato in modo evidente e stringente la portata in ogni contesto e per qualsiasi cosa.
Il cibo che mi metto nel piatto: abbastanza è quando so che un boccone in più mi farebbe stare male. I vestiti nell’armadio: abbastanza è dato dal fatto che il contenitore ha il suo benedetto limite e buona cosa sarebbe tenerne conto. Le idiozie che mi assalgono (non mie) e m’invadono il cervello durante la giornata: quando arrivo al punto di averne abbastanza è diventato tassativo per me farlo presente.
Come dice sempre il vecchio Jack Burton?
Scendere in piazza per dire “Basta adesso” è un diritto inalienabile di ogni Essere Umano, se a qualcuno mancasse per caso la definizione di Essere Umano possiamo sempre ricordargliela, giusto?
Chiediamolo a Perplexity:
La migliore e più attinente definizione di “Essere Umano” integra aspetti biologici, filosofici e sociali: l’essere umano è un Homo sapiens, entità biologica appartenente al genere Homo, caratterizzata dalla razionalità e dalla coscienza di sé, capace di agire secondo valori morali e di instaurare legami sociali complessi. Dal punto di vista filosofico, la persona è un individuo dotato di razionalità, individualità e sostanzialità, cioè forma unitaria corpo-mente, con capacità di pensiero e azioni morali nel contesto sociale. Inoltre, l’essere umano è definito dalla sua unicità e dalla capacità di diventare ciò che è, attribuendo valore alla propria umanità e agli altri.
Questa definizione mette insieme la componente scientifica (Homo sapiens, specie), la dimensione filosofica (persona razionale e morale), e quella sociale e culturale (valori, legami, responsabilità).
Ora, chi non fa della violenza una religione ha solitamente modi più misurati, più controllati, più educati, più rispettosi, più umani di coloro che invece bypassano ogni buon senso e ogni pudore pensandosi esseri superiori.
Gli Esseri Umani sembrano insicuri, paurosi, fragili a chi abbraccia la violenza come valore, ma è soltanto apparenza. Magari gli Esseri Umani ci mettono un po’ prima di arrivare a quel ABBASTANZA perché, cercando di capire come agire al meglio, percorrono vie meno dirette. Sanno che la soluzione del “distruggiamo tutto” è stolta, è anti-umana, è abominevole. Quindi trovare un modo per affermare “Basta adesso”, e realmente bloccare l’atrocità, è maledettamente complicato. Ci vuole tempo.
Il Male corre veloce, è un velocista perché il suo fine ultimo è devastare, annientare. Lo si può fare molto rapidamente, basta un click.
Il Bene è un maratoneta consapevole di quanto sia necessario dosare le proprie forze per raggiungere il traguardo. Il suo fine è costruire e la costruzione non avviene in un click.
Però. Però. Però.
Bisognerebbe che il Bene facesse un upgrade e usasse in modo tempestivo la propria forza perché questo stramaledetto ABBASTANZA è diventato TROPPO. Non è così? Non è troppo tutto quello che ci sta cadendo addosso? Troppa ferocia, troppa negligenza, troppa malcuranza, troppa arroganza, troppa impunità.
Troppe morti senza alcuna giustificazione, troppe menzogne assurdamente umilianti e stordenti, troppi ghigni derisori sopra il dolore degli altri… devo continuare?
Questo per dire che averne abbastanza adesso è obbligatorio. Usare questo avverbio con assertività non è più un optional, ce ne rendiamo conto?
E se le persone che muoiono non sono un mio problema, rivediamo pure il concetto di “Essere Umano” perché c’è una evidente discrepanza tra la teoria e la realtà.
NB: anche oggi ho parlato di storytelling anche se per alcuni il nesso può non risultare così evidente.
Vai all’articolo precedente ——–>
Torna in homepage per scegliere altri articoli da leggere —————>
