(368) Zig-Zag

Mi viene benissimo. La via diritta, quella che ci metti un secondo ad arrivare, non fa proprio per me. Lo zigzagare, sì. Posso vantare trillioni di sudati chilometri in questi miei anni, costati fatica a badilate, senza arrivare a nulla. Ancora. Ma si sa che lo zigzagare non garantisce nulla.

La cosa più assurda è che non è mai stata una scelta, sempre un accomodamento per offrire ai miei desideri qualche chance in più. Va da sé che quel nulla a cui dico di essere arrivata è in realtà un nulla parziale.

Si dà il caso che tra uno zig e uno zag io abbia incontrato tanti pieni che mi hanno permesso di nutrirmi mentre andavo, e tutto questo cibo d’anima non rientra in quel nulla da me citato prima. Il nulla riguarda tutte le ambizioni che si sono inabissate senza lasciare traccia in superficie, alzando il livello del mio oceano, posandosi sul fondo come lava fattasi masso una volta raffreddata.

Non so andare dritta, oppure non trovo strade dritte, ancora non l’ho capito cosa succede ogni volta, so solo che mi ritrovo nel mio eterno zig-zag a percorrere chilometri cercando di non piombare sul fondo assieme a tutto quello che mi porto appresso. Desideri? Quelli scappano via. Quelli sanno dove scappare – beati loro – sono io che non so trovare nel mio zigzagare nessuna scappatoia. Ancora.

 

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