(664) Acquerello

Stendo il colore a veli, ecco cosa faccio. Una cosa delicata e come tale deve essere trattata. Non è così però che viene accolta. Non c’è cura in chi osserva questo mio fare, sembra che sia cosa da nulla, ma velare la realtà con i colori è il mio modo per rendere tutto più bello. Anche quando il bello si fatica a trovarlo. Questo faccio. Cosa da nulla, mi ripetono, ma io continuo a farlo perché un altro modo di vivere non l’ho ancora trovato – molto probabilmente. Il modo di vivere degli altri non mi convince, preferisco il mio. Mi auguro che funzioni per tutti così, deve funzionare così per tutti perché tutti possano abbracciare quella sottile libertà che è scelta e che è colore.

Certo che in sere come queste vengo annullata dall’idea di inutilità che è sempre lì in agguato, ma sono decisa a continuare. Stendo un velo di colore e provo a rendere concreta quella sfumatura che sfugge al controllo. Se riesco a riportarla sulla carta così come l’ho sentita forse ho ancora una speranza.

Comprendere troppo gli intrecci umani non è sempre una buona cosa, comprendere non è sempre una buona cosa. Solo che girarsi dall’altra parte non mi è possibile. Non mi è proprio possibile.

Tolgo le asprezze, spennello ombreggiature, l’acqua aiuta a non marcare troppo i contorni, toglie alcuni ostacoli. Non posso smettere di farlo, non posso smettere di comprendere, posso farlo meglio. Posso solo cercare di farlo meglio. La stanchezza, l’amarezza, l’arrabbiatura, tirano calci che mi fanno vacillare eppure intingo il pennello nel colore che sento amico con gocce che l’aiutano a scivolare sul foglio e sia quel che sia.

Dormirò il mio sonno, anche stanotte, senza timore.

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(31) Distanze

Le distanze, per come le sento io, non sono mai precise. Sarà perché sono astigmatica e il velo nebbioso rende tutto irreale. Difatti sto meglio quando guardo senza occhiali, mi rende le cose più facili.

A volte allungo la mano e sbatto contro qualcosa che si ritrae. Ho imparato a controllare l’istinto di farlo, mi è insopportabile il ritrarsi delle cose e delle persone. Non lo so, forse ha a che fare con il rifiuto.

Eppure io rifiuto.

Tengo la distanza che mi permette movimento perché sono lenta a ritrarmi e finisco sempre col tardare di un secondo in più e cado nella ragnatela. No, stavolta non è paranoia: è esperienza.

Vorrei ci fosse una via di mezzo possibile, per me, per la mia delicata percezione delle cose che nascondo per non farla pesare a nessuno. Vorrei essere vicino e lontano in contemporanea. Costantemente. Mi riesce solo a volte, quando sono troppo in tensione, quando ho paura.

Ora mi tolgo gli occhiali e rileggerò queste righe. Mi sembreranno migliori.

b__

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