(923) Pugno

Quello che si tira mi interessa particolarmente. Ne sto cercando uno bello forte da dare in faccia a tutti. Senza cattiveria, per una buona causa, giuro. Mi piacerebbe trovare quel pugno e confezionarlo per bene perché non credo ce ne sarà un altro a mia disposizione, comunque non ci sarà un’altra occasione per farne un altro di sicuro. Certe cose capitano una volta soltanto.

Mi ricordo bene i pugni che ho preso, non sono mai riuscita a prevederne neppuro uno. Questo fanno i pugni: arrivano non richiesti, ti prendono alla sprovvista e ti lasciano senza respiro. Non ti uccidono, o almeno non fisicamente, ma ci mettono un bel po’ ad andarsene. Un bel po’.

Ecco, quello che ho in mente io deve produrre un effetto benefico devastante. Prima deve lasciare senza respiro e dopo deve produrre buoni frutti. Lo so, un’ambizione pressocché irraggiungibile. Ma sento dentro di me che ci sono vicina. Molto vicina.

Non mancherò di coraggio, questo è certo. E se mancherò di tecnica dovrò chiedere aiuto, anche questo è certo. In realtà non lo penso come un pugno solitario, costruito soltanto da me, lo vedo più come un lavoro di un team. Il mio team. Li sto coinvolgendo in questo. Un po’ si stanno pure divertendo, spero.

Sarà un pugno memorabile. Questo deve essere.

E che accada ciò che deve accadere.

Mh.

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(605) Team

Credo sia arrivato il momento per me di riflettere su quello che è stato il percorso professionale più shakerante della mia vita fino a ora – e spero sia una strada che continuerà per qualche tempo almeno. Mi è indispensabile ogni tanto fare il punto della situazione, le cose sono sempre tante e sempre complicate perché se le vuoi conoscere a fondo non ti puoi accontentare di quello che ti passa sotto il naso.

Lavorare assieme agli altri comporta rischi e dolori imprevisti perché l’Essere Umano è imprevedibile e come tale è un rischio per se stesso e per chi gli sta attorno. Alcuni rischi si esplicitano in eventi concreti e questi possono causare dolore, dolore tangibile e non semplici paranoie autocommiseranti. Per molti anni ho incontrato altri Esseri Umani raggruppati per interessi comuni, non ne sono mai uscita bene, e questo è un dato di fatto: la mia vulnerabilità – per la maggior parte del tempo dissimulata con successo – è la mia peggiore nemica.

Non parlo di sensibilità, sensibili lo siamo tutti, ma di vulnerabilità e non tutti sono vulnerabili anche quando sono molto sensibili. Non sono sinonimi, sono due condizioni che si possono vicendevolmente accompagnare ma che non necessariamente sono legate tra di loro.

La vulnerabilità di ciascuno di noi fa capo al sentimento che nutriamo nei nostri confronti – ognuno nel suo intimo – e questo sentire può essere camuffato in talmente tanti modi diversi da non farsi trovare se non siamo ben motivati a scoprirlo. Il salto nel buio è evidente: come faccio a maneggiare quello che andrò a scoprire? Ecco, se ci penso mi viene già l’ansia. Esatto.

La cosa più spaventosa, però, è che non arriverai mai al nocciolo della questione se non ti metti in rapporto diretto con gli altri e no, non con un Essere Umano per volta, bensì con un gruppo di persone e tutte insieme. Devi immergerti nel caos emozionale di più Esseri Umani che entrano in collisione e che fanno scintille, ed essere devastato a sufficienza per scoprire che cosa in realtà senti per te stesso.

Il punto è chiaro: se il giudizio che pesa su di te arriva dal mondo esterno, ma questo giudizio tu non lo condividi, non ne verrai detronizzato. Se chi ti sta attorno ha un giudizio su di te duro che entra in risonanza con quello che tu stesso pensi di te – magari inconsciamente – allora il dolore e lo smarrimento e la rabbia e la frustrazione avranno la meglio. Potresti sbriciolarti, sappilo.

Lavorare in team è un’esperienza incredibile, ma se non sei disposto ad andare in fondo a te stesso per scoprire che sentimento nutri nei tuoi confronti, lascia stare perché se non ti offri onestamente non meriti onestà e il team potrebbe diventare un inferno.

Sono felice di essere riuscita a guardare nel mio abisso… in tutta sincerità pensavo fosse peggio.

Eh.

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