(101) Radici

Mi sono sempre creduta molto albero. Di fatto, però, ho sempre avuto dentro di me la smania di andare. Percorrere strada (in ogni modo) per scoprire il resto, tutto quello che ancora non ho visto, che non ho ancora conosciuto.

Un albero ha radici che lo sistemano solidamente in verticale e gli danno la forza di alzarsi per raggiungere il cielo. Un albero steso è in pratica un albero morto. Vorrei che nessun albero fosse toccato, è un essere vivente splendido che non sa nuocere a nessuno e allo stesso tempo dona vita con costante generosità. Sto andando fuori tema, però.

Il pensiero da cui sono partita riguardava egocentricamente me. Stavo valutando che, nonostante io non sia un albero, sento forti in me le radici e di nuovo nonostante questo mio sentire mi trovo in perenne smania di percorrere strada. Non valuto neppure la possibilità di ritornare alle mie origini, dove le radici sono radicate, quasi che queste mie radici non siano in verità tanto mie.

Tutto ciò è stordente. Mi sento molto soffione, adesso come adesso. Mi faccio in fiocchi e attendo che un colpo di vento mi trasporti lontano. Lo trovo un pensiero umile (se son passata dall’albero al soffione, ho acquisito una certa consapevolezza del mio stare al mondo, immagino) e allo stesso tempo azzardato (il soffione è uno stato non proprio splendido del tarassaco che a sua volta è un fiore che schifo da sempre).

Eppure, lì nel soffione c’è quella condizione che al momento mi sembra di incarnare perfettamente. Il messaggio subliminale sarebbe: vento, sono pronta.

A volte penso di essere soltanto una squinternata.

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