(778) Risposte

Più invecchi e più capisci il significato del detto “è più difficile fare la domanda giusta che trovare la risposta giusta”. Saper fare le domande giuste non è cosa da poco, non da tutti, soprattutto non funziona sempre. Essere sintonizzati con il mondo sottile è soltanto una delle premesse imprescindibili, il resto è anche questione di culo e si sa che le botte di culo c’han un bel carattere tutto loro, colpiscono a seconda dell’umore.

Però qualcosa possiamo fare, senza contare troppo sul Fato, per esempio: se hai una sensazione stramaledetta che ti si infila in tutti i pori e fai finta di nulla posizionando la tua domanda su un punto di vista esterno a te, la risposta che riceverai sarà quella che il Caos vorrà. Non hai scampo, l’Universo farà di te uno scempio perché sei stato scemo e te lo meriti.

Quindi essere presenti a se stessi mentre si valuta una situazione ti può già aiutare ad avere le prime risposte utili per procedere. Ma non basta. Stare attenti, ma proprio all’inverosimile, a quello che succede dentro la testa e il cuore degli altri è ciò che ti permette di arrivare alle domande davvero importanti, quelle giuste, quelle che una volta che le hai individuate ti offrono risposte che ti rendi conto erano già tue e manco ti servono più. Questa è Arte. Questa è la condizione a cui anelare per vivere da Illuminati.

Già capire noi stessi per metà è un’impresa, capire gli altri è utopia. Capire un po’ gli altri, però, è probabile che se ci si basa su noi stessi (quella metà con cui ci possiamo raccapezzare) e si aggiungono alcune varianti, il contatto si compia. Gli occhi sono lo specchio del cuore? Può darsi, o dei pensieri. In fin dei conti tutto il nostro corpo parla di noi anche se non ne siamo consapevoli e non ce ne curiamo. Siamo libri aperti? Mah, forse sì, fermi a pagina due però.

Ritorniamo al topic della giornata, le risposte. Ci fissiamo sull’avere risposte dando poca importanza alle domande, ma non solo: se le risposte non ci piacciono cosa facciamo? Le ignoriamo. Semplicemente. Le risposte vere non sono mai confuse, non sono mai piene di sfumature. Bianche, nere, al massimo grigie, ma non ti danno adito a dubbi. Le risposte vere son risposte mica bluff.

Quindi mi domando: perché ci incaponiamo sul concetto di risposta, se fin dall’inizio non c’è in noi la minima intenzione, il minimo coraggio, di arrivare al punto per prendere una decisione? Semplice: noi siamo dei bluff.

Al diavolo le bussole, quindi, consegnamoci al Caos dell’Universo che la sa ben più lunga di noi!

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(514) Affetto

Credo sia quel filo di seta che lega un’anima all’altra, per chissà quale motivo, per sempre. Va al di là di quanto ci vai d’accordo, dei torti subiti o fatti, dei fastidi e dell’interesse personale, bypassa tutto per resistere.

Ci si può vedere spesso o anche mai, ma proprio mai neppure per sbaglio, eppure quando il pensiero va lì il filo vibra e senti che c’è ancora. Semplicemente c’è.

Seppur io sia una di ben poche sfumature quando si tratta di legami, ho sempre considerato l’affetto come la panacea per tutto. Grazie a questo sentire – leggero eppure forte – sono riuscita a perdonare, sono riuscita quasi a dimenticare o comunque a non serbare rancore. La cosa notevole è che non mi serve che sia ricambiato. Posso provare affetto per qualcuno anche quando questo qualcuno mi respinge o mi ignora o non sa neppure che io esista.

Alcuni pensano che non sia Amore, quindi abbia meno importanza, io penso invece che sia la forma più libera ed evoluta dell’amore perché non impone e non subisce regole, perché non si aggrappa al possesso o all’esclusività, perché non implica un essere protagonista, perché non ha limiti di tempo né confini spaziali.

L’affetto si basa sull’impronta che qualcuno ha lasciato in te, consapevole o meno, e che tu non hai voluto grattare via come fosse sporco da togliere, ma che hai spolverato di tanto in tanto per accertarti che ci fosse ancora. Detto questo: ci sono persone che possono restare nella tua vita soltanto quando sono lontane e non possono più farti male. Da lontano le pensi, le curi, le innondi di affetto. Affetto silenzioso, leggero, libero, eterno.

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(438) Viola

La mia fissa, lo ammetto. Sono ormai anni – tantissimi anni – che tutto ciò che è viola ha su di me un effetto calamita. Più che altro ipnotico, se devo proprio trovare il termine giusto. Se l’oggetto in questione è inutile, o non mi interessa per nulla, non importa, gli do sempre un’occhiata o due perché non si sa mai. Se per scegliere qualcosa che mi serve ho diverse opzioni di colori (anche tutto il Pantone) io scelgo il colore che si avvicina di più al viola. E ci sono tonalità pazzesche, ci sono tinte incredibili che proprio dal viola prendono il volo… tutte bellissime.

Non lo so il perché, non me lo sono neppure mai chiesto – credo sia fondamentalmente idiota chiedermelo, c’avrò pure i miei motivi inconsci no? – eppure oggi guardandomi il nuovo Ultra Violet del Pantone (che trovo adorabile, ça va sans dire) mi sono chiesta: dove ti sta portando?

Ecco, la storia sta tutta lì. Dove mi sta portando questo Ultra Violet? Che viaggio mi sta facendo fare? Cosa mi fa immaginare? Cosa mi fa toccare anche se le mie mani restano vuote? Cosa?

E per ogni sfumatura di viola sono approdata in luoghi di pace, di ispirazione, di profonda vicinanza con l’Universo. Luoghi che mi parlano di creazione e di movimento senza sosta, di stelle e di ametiste, di Lune perse chissà dove e di pezzettini che riconosco come miei anche se non ho attestati di possesso.

Non mi succede con il bianco, il nero, il blu (colori che amo), mi succede con il viola. E se un prato viola mi darebbe un po’ il capogiro (poi mi ci abituerei volentieri, temo), è chiaro che le sfumature incredibili del verde che Madre Natura offre mi sanno togliere il respiro. Ovvio. E cosa dire del rosso, del giallo, del marrone… Ovvio.

Ma se devo proiettarmi senza peso e senza vincoli in un luogo e trovare in me la pace, allora deve essere viola. Ultra Violet andrà benissimo. Grazie.

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