(72) Assenza

La mia assenza prende sempre connotazioni piuttosto violente. E’ sempre un distacco senza vie di mezzo, è un recidere netto come se non dovessi più tornare. Poi ritorno, ovvio che ritorno a me stessa, ma solo perché devo, raramente perché voglio. Sono sempre più convinta che nel mio caso specifico il volere ha poca valenza, il dovere domina.

Dicono che non è una cosa buona, ma non è che uno si modella a seconda di cosa è bene e cosa è male come se fosse plastilina. Almeno, io non ci riesco.

Ritornando alla mia assenza, riportandola al piano fisico, il distacco significa mettere fuori gioco il corpo. Blocco del sistema. E’ irritante se hai molte cose da fare. Da fare, non che vuoi fare. Da fare.

Ritorniamo al concetto dovere-volere. Molto probabilmente la mia superconvinzione che il dovere in me domina mi sta inconsciamente stancando. Ecco spiegato il boicottaggio.

Non per dare ragione a chi ha in effetti ragione, ma forse la questione del potersi modellare come plastilina può funzionare anche per me. Dopo anni e anni e anni di incubazione, forse, la mia materia sta prendendo in considerazione che sostituire il dovere con il volere potrebbe essere la nuova dimensione in cui muovermi.

Eviterei stacchi violenti, seguendo questa logica. Certo, non è cosa sicura, ma di sicuro al momento c’è questa mia dinamica non proprio sana di amministrare lo stress emotivo che fa poco bene al mio corpo.

Sembro quasi intelligente quando mi faccio questi discorsi. Peccato che non servono a un tubo.

(sto ridendo)

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