(785) Angolo

Anche se “nessuno può mettere Baby in un angolo” (cit. Johnny in “Dirty Dancing”), spesso è Baby che si mette in un angolo. Lo fa per diverse ragioni, per lo più per essere lasciata in pace, per poter pensare senza intromissioni, per fare mente locale su dov’è, chi è, cosa deve fare, cosa vuole fare, cosa fa e sciocchezze del genere.

Baby in quell’angolo, quando ci si mette da sola, sta perfettamente. Se ce la costringono, è tutta un’altra storia.

Non reagisce subito, perché comunque da quell’angolo la visuale è interessante. Sempre. Chi ti ci ha messo pensa che te ne resterai lì in silenzio e che il suo problema (ovvero tu) sia archiviato, quindi non bada più a te. Questo Baby lo sa. Prende questa cosa e la sfrutta finché ne ha abbastanza e se ne va. Semplicemente così, ogni sacrosanta volta, con freddezza clinica e sempre con lo stesso risultato: la consapevolezza che spinge alla scelta e quindi all’azione. La strategia di Baby non solo funziona, ma non viene percepita come strategia da nessuno. Nessuno la guarda, in quell’angolo, nessuno la pensa in ascolto, in attesa. Nessuno.

Quando il quadro è stato esaminato a sufficienza, e una certa idea della questione se l’è fatta, Baby si alza e se ne va. Anche se Johnny non arrivasse (e quando mai arriva un Johnny che ti toglie davvero dall’angolo, ma va là!) lei sarebbe pronta ad andarsene a costo di strisciare, di scavare, di spiccare il volo, di saltare come uno stambecco anche se stambecco non è. In qualche modo Baby farà. Lo ha già fatto migliaia di volte e sa come fare, quindi lo farà.

“Nessuno può mettere Baby in un angolo”, vero. E quando Baby è davvero costretta all’angolo non è detto che ci resterà. Sarà lei a decidere “chi, quando, come, dove” (ma questa è Vivian in “Pretty Woman” che è la stessa storia ma senza mambo in mezzo e comunque finisce bene anche lì perché le donne cazzute in un angolo sanno sempre cosa fare e per chi ce le ha messe non è mai indolore, dopo).

Fuck.

Share
   Invia l'articolo in formato PDF   

(695) Calorie

Tutto quello che di buono esiste al mondo – che si possa mangiare – è un assalto calorico al fisico. Bisogna fottersene per riuscire a godersi la vita, non ce n’é per nessuno. La questione golosità è una cosa che mi tocca sporadicamente e senza attecchire troppo, credo sia una fortuna, ma ciò non basta per influire efficacemente sul mio peso. Nella fortuna la sfiga, come al solito.

Filosofeggiando potremmo anche riconoscere in questa perenne lotta (non di tutti, certo, soltanto di chi si ritrova portatore di metabolismo pigro) la lezione più importante che dobbiamo prima o poi imparare: bisogna fottersene e alla grande. 

Del giudizio di chi ci guarda e apre bocca per dire la sua, e anche del nostro giudizio quando ci analizziamo mortificandoci l’anima. Stare lì a contare, a togliere, a piangerci su, a innervosirci e a bestemmiare contro chi può ingozzarsi senza colpo ferire, non serve a niente se non a farci cadere in depressione. Chiarito questo concetto base – ovvio, ma piuttosto utile – in queste settimane di caldo assurdo mi viene ben facile fottermene. Sul serio, non me ne frega nulla neppure di mangiare, figuriamoci di calcolare le calorie che ingerisco. Certo che sono conscia che tra poco mi cadrà in testa l’autunno e dovrò in qualche modo gestire meglio questa questione, ma sono anche fiduciosa sul fatto che ci riuscirò. Magari non tutto subito, magari non con grandissimi risultati, ma fottermene alla grande e totalmente e senza sensi di colpa, sono sicura che lo potrò fare sempre meglio e con sempre più soddisfazione. Sì, ci riuscirò. Perfettamente.

Augh!

 

Share
   Invia l'articolo in formato PDF