(61) Nemico

Ci dicono che sono dappertutto. Nemici ovunque. Ci vogliono schiacciare, ci vogliono eliminare. E sono i più forti, lo stanno dimostrando.

La paranoia cresce cresce cresce, perché quando il cervello va in loop può combinarti dei casini devastanti. E quando te ne accorgi è troppo tardi.

Chi è il nemico che sta per avere la meglio su di noi? Bah! Non ha un nome, è una lobby, è un organismo tentacolare, è grande, enorme, ma invisibile.

Non abbiamo scampo.

La nostra mente può ingoiarci se glielo lasciamo fare. Buonsenso e logica perdono forza e argomentazioni, perché non li stiamo più ad ascoltare. La paura ci sta divorando e siamo noi a permetterglielo.

No, non dico che al mondo non ci siano minacce. Dico soltanto che possiamo essere noi ad avere la meglio, di tanto in tanto.

Consapevolezza e non smarrimento autodistruttivo.

La paura? Può essere messa da parte. Deve essere messa da parte se ha intenzione di smantellare, pezzo dopo pezzo, la tua esistenza.

b__

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(37) Istante

Quell’istante prima che le dita inizino a galoppare sulla tastiera: il vuoto. Avevi in testa tutto per bene e poi ti metti lì in posizione e… niente.

Se fossi meno vissuta dagli eventi della vita penserei che non fa per me. Dovrebbe venirmi naturale no? Diamine lo faccio da troppo tempo per avere questi blackout neuronali!

No, non è così. L’istante prima della scrittura per me è vuoto. Solo respiri e attesa. Se tutto va bene, un nanosecondo dopo la galoppata inizia. Se va male, distraggo la mente con qualsiasi cosa di stupido mi passi davanti (o mi rimbambisco con BubbleShooter) e quando sono esausta da tutta quella stupidità mi rimetto in posizione e via.

Non credo funzioni così per tutti, per me sì.

Il punto è che cavalcare il tempo della scrittura pensando che tu sia il cavaliere è ingenuo. Tu sei il cavallo e il cavaliere-tempo tiene le redini. Se ti ordina di andare ti muovi, se ti ordina di fermarti tu resti lì.  Il cavaliere-tempo è un meccanismo delicato che a sua volta viene governato dall’energia sottile che soffia come un vento tiepido. Con vento contro il cavaliere-tempo si ferma, con vento a favore il cavaliere-tempo va. Se si ferma tu ti fermi, se va tu vai.

Credo che il cavallo sia un animale superbo, ma che spesso dà di matto perché viene preso da paura o fregola. La sua potenza può ritorcerglisi contro.

Quando, però, è al galoppo… che spettacolo!

b__

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(18) Improvvisare

Ho sempre lavorato molto e, anche quando facevo lavori che non mi piacevano, ho sempre lavorato con l’intento di fare le cose per bene. Sono stata cresciuta così e, a dirla tutta, sono grata ai miei genitori per avermelo insegnato con il loro esempio più che a parole.

Non mi piace chi s’improvvisa, chi pensa di saper fare e invece non sa fare ma si vende bene e quindi la cosa passa via così, senza colpo ferire (si dice così, no?). Credo che qualsiasi mestiere, qualsiasi professione, abbiano bisogno di basi solide su cui improvvisare. Ogni lavoro porta con sé un mondo di sapere, di abilità, di talento, di capacità.

Mai sottovalutare il lavoro degli altri. Mai.

La vita, comunque, è anche improvvisazione. L’ho imparato facendo una fatica del diavolo perché è difficile buttarsi quando guardi giù e non c’è rete di protezione. O sei scemo o sei pazzo, se lo fai. O sei obbligato a farlo. Ecco, la vita mi ha obbligata a farlo e mi ha obbligata a farlo spesso, mi ha forzata a imparare. L’ho odiata: ero sempre piena di ematomi, contusioni, distorsioni, escoriazioni e sempre dolorante. Non è facile apprezzare i colpi quando ti stanno facendo a pezzi, ma dopo (se sei fortunato e sopravvivi) puoi guardarli in modo diverso.

Improvvisare, ora, significa tirare fuori il meglio da me stessa quando non so cosa diavolo sta succedendo e sono chiamata comunque a fare o a dire qualcosa.

Smetti di pensare e agisci: parla o fai.

Questo è l’ordine che mi do quando mi trovo in una situazione critica e non posso fare finta di niente. Improvviso, forte di quello che ho attraversato in questi miei anni, di quello che ho capito, di quello che ho visto, sentito, letto, sperimentato, sbagliato, azzeccato, fatto morire e fatto vivere. Forte di quella che ero e di quella che sono diventata.

Non è improvvisare dal niente, è più un ricamo jazz.

No, la paura di dire la cosa sbagliata, di agire causando danni a destra e a manca, mi è rimasta. Faccio solo finta di essere un po’ sorda o troppo distratta dal resto per farci caso. Smetto di pensare e vado.

La verità è che il jazz, ora che lo bazzico da un po’, mi piace e la mia libertà è fortemente legata all’improvvisazione, e anche questo mi piace.

b__

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