(1018) Smalto

Chi mi conosce sa che mi piace lo smalto sulle unghie. Chi mi conosce sa che i miei colori preferiti è lì che vanno a finire e spesso accompagnano i miei vestiti. Chi mi conosce non sa perché di questa mia ossessione, non l’ho mai spiegato a nessuno, e ovvio che nessuno me lo abbia mai chiesto, ma oggi lo voglio scrivere. Perché? Non lo so, lo scrivo e basta.

È stata una conquista che mi sono guadagnata da adolescente smettendo di rosicchiarmi fino al dolore sanguinante le unghie. Lo facevo perché ero ansiosa (e ansiosa lo sono ancora), ma mi piaceva lo smalto che decorava le unghie delle mani di certe donne che vedevo attorno a me e quindi mi sono decisa: basta rosicchiarmi le unghie e via con lo smalto!

Una volta conquistata la meta non sono più tornata indietro.

Se faccio un rapido calcolo mentale mi è evidente che ogni volta che conquisto una meta poi me la tengo stretta. Mi scoccia troppo ritornare indietro. Vado avanti, mica sono un gambero! Quindi posso affermare, senza dubbio alcuno, che quella mia prima vittoria sia stata fondamentale per la crescita. Soprattutto grazie alla dinamica che ho saputo mettere in atto.

Scegliere il blu o il viola, il rosso (raramente) o il nero, e procedere con l’operazione senza delegare a una professionista la questione manicure, è una delle azioni a cui mi dedico con più attenzione. Come se in quei gesti risiedesse la mia promessa: vai e prenditi quello che vuoi. E il mio impegno: per avere quello che vuoi devi saper rinunciare a qualcosa. E la mia perseveranza sostenuta da una presa di coscienza semplice: puoi.

Sembrerà tutto molto stupido, me ne rendo conto. Ma le persone stanno su per queste cose stupide, mica perché fatte di cemento.

Sottovalutare le cose stupide non è una buona idea. Mai. Credo.

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(825) Uno

Uno, come l’anno che ci accingiamo a vivere. Ne puoi vivere uno alla volta di anno, questo non è un gran bel sollievo? Sì, lo è.

Uno, come le gioie che puoi provare per volta. Una gioia dopo l’altra, ma mescolate insieme non valgono, diventano una più grande, non le distingui più. Questo perché il nostro cervello non vuole fare troppa fatica e anche qui è un gran bel sollievo.

Uno, come le incazzature che ti possono prendere per volta. Nel senso che ti puoi incazzare più volte al giorno e per cose diverse, ma anche qui se sono più di una in contemporanea smetti di distinguerle perché quell’una si ingrandisce e fa di tutta un’erba un fascio (si dice così). Bon, par condicio, che però porta in sé un alto rischio di esplosione letale.

Uno per volta se ci mettiamo in fila, e le file funzionano bene anche se mai lo ammetteremmo davanti a un inglese, riusciamo ad accontentare tutti. Ci dicono che non ce n’è per tutti, ma secondo me è una delle più grandi menzogne con cui ci imbottiscono le paure ataviche. Dovremmo svegliarci.

Uno è il numero pieno, lo zero è vuoto, da dove si comincia. Se cominci da zero prima di arrivare a uno potresti metterci una vita. Se inizi da uno ti sembra di aver già fatto tanto anche se te lo hanno regalato. Il nostro cervello come tende a scansare la fatica, distorce anche un po’ la percezione della realtà toccato da dettagli che mica fanno capo alla meritocrazia. Ricordiamoci pure questa.

Uno più uno dà sempre due. Bisognerebbe ricordarcelo quando certi scellerati ci vendono formule astruse beffandosi di questa solida e inattaccabile operazione matematica: 1+1=2. Bisogna proprio che ce lo segniamo da qualche parte.

Uno da solo può poco, ma se non si inizia da uno voglio vedere dove si va. Sembra una stronzata, ma il nostro cervello lo sa ed è per questo che spesso cerchiamo di zittirlo imbottendoci di valium i neuroni. Si inizia da uno, anche se sembra poco, e poi si va ad aumentare. Sempre.

Uno si può perdere, già in due è più difficile, e se ti perdi da solo non è detto che ritrovi la strada. Uno smartphone aiuta, certo, ma lasciarci alle spalle delle tracce è cosa buona e giusta. E non solo per chi verrà dopo di noi, anche per noi che dovremmo guardarci indietro ogni tanto per capire cosa diavolo stiamo combinando con la nostra vita.

Uno è qui ed è già finito, un giorno dura ben 24h eppure scivolano via come se niente fosse se non ci fai caso. E il tempo non vola, il tempo scorre, siamo noi che voliamo con la testa qua e là e gli diamo poco peso. Un’ora, un giorno, una settimana, un anno… hanno peso, hanno un gran bel peso se parlano della nostra esistenza. Dovremmo ricordarci anche di questo, la lista diventa lunga no?

Uno, ma domani ci sarà il due. Se siamo fortunati, ovviamente.

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