(574) Accesso

L’Arte non ha bisogno di essere spiegata, non ha bisogno di didascalie né di sottolineature stucchevoli. Eppure ha bisogno di sporgersi quel tanto per offrirti la sua mano e farti entrare. Quando ti fa rimanere sulla porta e ti fa sentire quasi un intruso, un ficcanaso non autorizzato, smette di essere luogo di meraviglia per diventare luogo di disagio. Smette di essere Arte.

La penso così. L’Arte che si rende astrusa perché dedicata soltanto a pochi eletti non soltanto mi mette a disagio, ma mi allontana proprio. Guardo altrove. Se non sai rendermi partecipe della magia, quella cosa che chiami magia non mi appartiene, non me ne importa nulla, me ne vado. Semplice.

Il punto è che l’ego si espande in chi fa Arte e se non è supportato dall’intelligenza, stroppia. Non mi basta che ti definisci artista, mi devi proprio convincere e non mi convinci dimostrandomi quanto mi sei superiore, bensì quanto riesci ad avvicinarti a me nonostante la tua superiorità. Semplice.

I grandi Artisti lo sanno, gli altri non ci pensano neppure. L’Arte si nutre dell’emozione che riesce a suscitare in chi si avvicina con stupore di bambino e si lascia portare via, in un viaggio che nessuna realtà potrà mai contenere. Semplice.

L’Arte la senti ovunque nel corpo e ovunque nei pensieri e ovunque nell’anima, non ci sono confini, ci sei dentro anzi… Lei è dentro di te. Anche se non ha origine in te, ma in qualcuno che ha saputo crearla e ha saputo comunicarla in modo che tu – che non c’entri nulla – ne puoi godere. Così maledettamente semplice e così maledettamente raro. Vero?

Il punto rimane questo: l’ego. Dove niente è semplice, niente.

Mi sono rotta le scatole delle élite culturali, dove gli architetti si proclamano Gli Eletti, dove i musicisti si proclamano Gli Eletti, dove i poeti si proclamano Gli Eletti e anche gli scrittori e anche gli attori e anche i pittori e anche…

Sembra che il mondo sia pieno di Eletti e che quelli che non lo sono non valgano un tubo. Non valgono nemmeno la pena di godere di quello che Gli Eletti creano perché non è roba per loro, comunque. E se la cantano e se la suonano e se la raccontano e se la tirano, tutti quanti come scimmie in una gabbia dello zoo dove strapparsi le noccioline di mano e chi ne mangia di più è il più bravo.

Dammi un accesso, fosse anche soltanto una fessura che mi permetta di godere di un po’ della tua luce e non sarà necessario autodefinirti artista, sarò io a inchinarmi a te riconoscendoti creatore e quindi Artista. No, non è così semplice. Se lo fosse, quel Artista non avrebbe il peso che invece ha e deve avere.

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