(336) Cosmopolita

È sempre stata la mia massima ambizione: essere parte del mondo. Non solo per diritto di nascita, in quanto Essere Umano, ma riuscire a comunicare con chiunque, in ogni nazione sotto ogni cielo che si possa contemplare.

Andare in Germania e poter parlare tedesco come fosse la mia lingua, andare in Francia e parlare francese, andare in Olanda e parlare l’olandese, andare in Kenya e parlare lo Swahili…

O-V-U-N-Q-U-E poter comunicare con C-H-I-U-N-Q-U-E!

Mi piacerebbe imparare il linguaggio dei segni, mi piacerebbe imparare il Braille, mi piacerebbe avere questa magica porta spalancata davanti a me e saperla varcare con educazione, con grazia e rispetto (con il solito insano entusiasmo per le cose da scoprire che mi caratterizza) e tutto questo sarebbe meravigliosamente più intenso usando la lingua locale.

Nella realtà non mi è andata malissimo perché l’inglese, il francese e lo spagnolo li ho studiati, e digeriti abbastanza da renderli accessibili, e mi rendo conto che la mia predisposizione a sintonizzarmi con i suoni mi ha aiutata moltissimo, ma cosa dire del portoghese e del giapponese e dell’arabo e del russo e dell’inuit… sì, una vita non mi basterebbe!!!

Quindi, per quanto mi riguarda, chiunque veda nello straniero [estero, estraneo, strano, invasore, nemico] un pericolo, per me è pianeta troppo lontano per azzardare un qualsiasi tipo di comunicazione. Mi chiamo Barbara, che deriva dal greco e in origine designava il balbettare di chi greco non era (e si trovava in una condizione di schiavitù), in poche parole significa S-T-R-A-N-I-E-R-A. Questo ha un peso, ha un enorme peso in tutto quello che penso e che faccio. Anche quando mi capita, se sono sotto esame o se sono stanca o super stressata, di incespicare nelle parole come se non mi appartenessero nonostante io stia usando la mia amata lingua d’origine.

Sì, sono sempre io e ne vado fiera.

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