(521) Biblioteca

Nella mia biblioteca non esistono generi, ma solo storie. Ci sono storie che amo così tanto che dopo averle lette soltanto una volta e essermene innamorata non oso rileggere mai più.

Ci sono libri che ho dovuto mettere in scatoloni perché non ho più spazio e di questi scatoloni sono riuscita a distribuirne alcuni affinché trovassero nuovi padroni. Pensavo fosse più difficile, non lo è stato forse perché ho lasciato andare quelli che ormai avevano fatto di me qualcosa che ho superato. Sì, è così, altrimenti mi mancherebbero e invece non mi mancano affatto.

Non ho mai preso in prestito da una biblioteca troppi libri, alcuni sì perché ero sicura non mi avrebbero appassionato, ma se per caso mi sbagliavo li restituivo immediatamente e me li andavo a comprare. Un libro che porta le impronte di qualcun altro (magari di decine e decine di altri) non è un luogo dove amo stare. Deve tenere traccia dei miei polpastrelli sopra, per forza. Certo che se avessi per le mani un libro con le impronte di un Essere Umano fuori dal comune, allora lo terrei stretto senza osare leggerlo, soltanto per adorarlo. Sono fatta così.

Nella mia biblioteca un tempo c’erano più romanzi e meno saggi, ma più scrivevo e più faticavo a trovare romanzi su misura per me e quindi per un periodo ho deciso che dovevo conoscere meglio il mondo anche attraverso l’esperienza e lo studio riposto in pagine che raccontano di pensieri e di fatti e di scoperte senza essere romanzati, e non mi sono ancora fermata. I romanzi che leggo sono scritti da autori che amo – fior fiori di menti sopraffine – e non sono molti, ma così preziosi.

Anni fa, non avrei mai immaginato di poter sostituire un libro con un kindle, e infatti non è successo, ho potenziato la portata dei libri cartacei con gli e-book. Credo sia una meraviglia, doppio godimento.

Non sono mai entrata di una biblioteca enorme e magnifica, mi piacerebbe fare un tour mondiale dei contenitori di libri più belli esistenti: la British Library, la Biblioteca Civica di Stoccarda… ma sono sicura che niente può assomigliare anche solo minimamente allo splendore della mia biblioteca personale. Perché? Perché parla di me, di chi sono. Lo so, sono un’egocentrica… tu no? Prova a farti una biblioteca e poi mi dirai.

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(96) Impronte

So lasciare buone impronte io. Belle direi. Sono orgogliosa di ognuna di loro, anche di quelle che avevo fatto sulla sabbia e si sono ormai cancellate con i venti del tempo.

Piccole impronte le ho lasciate sul cemento, tipo Wall of Fame, anche se non si trovano in un luogo reale. So solo io dove scovarle, questo me le rende ancora più preziose perché scompariranno con me se non spiffero il mio segreto a qualcuno prima di morire.

Mi piacerebbe lasciare una bella impronta per sempre, ma per quello bisogna esserci nati. C’è un talento lì sotto che non so replicare e, temo, di esserne priva. Ammetto che questo è un mio piccolo rammarico, però, la mia modestissima condizione umana non mi impedisce di lasciare le mie piccole e belle impronte sparse qua e là. Ne vado fiera.

Non dovrei dirlo, ma vado fiera anche di quelle impronte che non sono proprio un ricordo buono in chi le ho lasciate. Ne vado fiera perché c’è voluta buona volontà e determinazione per non tirarsi indietro e lasciarle lì. Che poi la vita è tutta una questione di traduzione dei fatti, va’ a sapere chi ha ragione alla fine.

Stavo parlando di impronte: quelle del 2016 non erano affatto scontate. Ora che me le posso guardare tutte e scegliere quali cancellare da me e quali lasciare lì in bella mostra, rimango un po’ stupita. Accidenti! Il mio darmi da fare come una formichina instericamente stakanovista lascia tracce impressionanti.

Chi l’avrebbe mai detto. Chi? Io.

Mica mi do tanto da fare per niente, almeno un’impronta la lascio! Poi mi siedo lì a guardarle aspettando il vento. Quello arriva sempre, ma io ho fotografato tutto e l’ho messo al sicuro. Sia quel che sia.

Bye bye 2016!

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