(707) Traffico

Il mio personale traffico mentale spesso sovrasta ogni cosa che mi riguarda. Mi impone l’immobilità più che estatica attonita. Guardo i pensieri che si tagliano la strada senza curarsi della segnaletica e mi domando: “Com’è possibile che ancora non si sia verificato il più grande e catastrofico crash della storia stradale planetaria all’interno del mio umile cervello?!”.

Niente, sembra che tutto abbia un suo senso che viaggia in concerto con il senso degli altri e anche se alcuni sensi unici si risolvono in nulla, ad un certo punto, come se niente fosse, arriva l’Epifania. Mi appare l’immagine o il concetto o l’idea che non solo è soluzione, è addirittura soluzione efficace e definitiva. Con una logica, con una solidità, con una ricchezza di contenuto che mi lascia senza parole… come se fossi una piccola Einstein che si ridesta dopo secoli di pensiero obnubilato. Non so se rendo: è una sensazione particolarmente vicina a quella che si può provare quando ti chiudi un dito nella portiera dell’auto. Stelle e cosmogonia in un istante ti si palesano come fossero sempre state lì – solo per te – ad aspettare quel momento con la tua stessa trepidazione. Commovente.

Al di là di tutto questo, riprendendo il concetto di traffico mentale, voglio precisare che anche se le mie non sono in realtà delle genialate, il fatto che prima sia un casino e ad un tratto tutto sia chiaro, lucido, cristallino, rimane. Ripeto: prima un casino – che ti viene voglia di sbattere la testa contro il muro tanto per sincerarti che ci sei ancora – poi il Nirvana. Non è un episodio che sto sintetizzando, è la prassi. Cioè io vado da momenti in cui non so neppure come mi chiamo a istanti in cui il senso del tutto prende forma manifestandosi nella sua giustezza – senza fare una grinza – e mi permette di avanzare. Sarà pure solo un passo, ma intanto è un passo avanti e non indietro. Mica poco, no?

Arrivata alla fine della scorta di energia della giornata, posso concludere con un’affermazione pregna di significato (almeno per me): so solo io quanto sia impegnativo e snervante essere me stessa. Non lo auguro a nessuno.

Buonanotte.

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(625) Confronti

I confronti sono una brutta bestia. A forza di comparazioni ci si fa un torto difficile da lavar via, per quanto tu possa grattare resta sempre una macchia. Ci cadiamo tutti, continuamente. Ed è quel continuamente che bisognerebbe contenere, costruire un bel argine per non perdere la brocca. 

Il confronto che ci vede vincitori, ci dà l’illusione di essere superiori, migliori. Soltanto un gioco di prospettive, un abbaglio, che però incalza l’ossessione di noi stessi e ci rende arroganti, supponenti, prepotenti. Non va bene, stiamo un attimo a montarci la testa e una vita a farcela smontare (qualcuno lo farà, prima o poi, anche se non glielo chiediamo – una sorta di Giustizia Universale, chiamiamola così).

Il confronto che ci vede perdenti, purtroppo, non ci dà soltanto un’illusione ma ci costruisce una mina antiuomo dentro lo stomaco, che appena ci mettiamo il piede sopra: bum. Iniziamo a guardarci con occhi brutti, con disprezzo. Cominciamo da lì ad analizzare ogni dettaglio che ci riguarda come se non vedessimo l’ora di trovarci ulteriore materiale per denigrarci, per raderci al suolo. Solitamente ci riusciamo, siamo maghi in questo, nessun rivale.

I confronti sono una brutta bestia che ci costruiamo da noi, quotidianamente, con mattoni piombati che ti vanno a pesare sul cuore. Non riesci a guardarti con disincanto, a considerarti un Essere Umano normale, ti vedi o come Superman o come un atomo di niente. E non va bene, lo sappiamo che non va bene, ma lo facciamo, sempre. Un eterno Io vs. Resto-dell-Umanità che neppure quando ha senso fa capo a un valore.

Non sto qui a dire che siamo tutti unici e irripetibili, anche se lo penso, eppure siamo quello che siamo e siamo qui per fare del nostro meglio, soltanto questo. Fare del nostro meglio ci mette in una posizione di imparagonabilità magnifica. Ammirare le qualità o le vittorie degli altri e osservare i loro limiti e le loro debolezze, senza marce funebri né sambe indiavolate, sarebbe già un bel modo per tenersi d’occhio, no?

Virtualmente parlando, non fa una grinza. Bastasse questo sarei a posto.

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