(895) Bilico

Si sta così, in bilico. Tra quello che senti e quello che nascondi. Darsi in pasto ai lupi è da idioti, dicono. Quindi senti e taci. Ascolta e taci. Agisci e taci. Questo un saggio farebbe. E a un saggio questo risulterebbe naturale. Non si farebbe prendere dall’ansia, non farebbe fatica. Farebbe così e basta. Perfetto: i saggi rispetto a me son proprio un’altra cosa.

Il sentire e procedere con discernimento mi vien difficile.

Tirando il freno a mano ci si blocca. Sentendo qualsiasi dislivello emotivo possibile sulla faccia della terra, la tentazione di tirare il freno a mano ha la meglio. E poi mi blocco. Mi blocco in bilico. Non è che mi blocco in equilibrio, sia mai. In bilico. Dove basta un soffio e finisco in fondo al burrone. 

Il sentire e procedere con discernimento mi vien difficile, devo imparare.

L’alternativa è farsi guidare da quello che sento, senza freni. Pericoloso, lo so, ma mi fa comunque mantenere un equilibrio (seppur precario). Tipo quando vai in bicicletta: più forte vai e più stai dritta, è quando pedali piano piano piano che cadi. Ecco, finché ho potuto sono andata piuttosto forte, anche senza mani, e mi sono barcamenata piuttosto bene. Devo dire piuttosto bene anche se non proprio benissimo, ma questa è un’altra storia. Diamo per scontato che non è più tempo di pedalare come una scalmanata, mantenere l’equilibrio ora diventa arduo.

Il sentire e procedere con discernimento mi vien difficile, devo imparare, sarà dura.

Ho bisogno di trovare un equilibrio nello stare in bilico. Tutto qui. Rendermi conto che sono lì lì per precipitare, ma gestirmi come se manco un ciclone potesse buttarmi giù. Non si tratta solo di raccontarsela, ma di immergersi nell’occhio del ciclone, dove c’è il vuoto immobile, e restarmene lì finché quello che sento non si rassegna e si calma. 

Il sentire e procedere con discernimento mi vien difficile, devo imparare, sarà dura, ma ce la posso fare. 

Credici Babs.

Daje.

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(884) Pezzo

Non capisco mai tutto insieme. Capisco un pezzo per volta. So per certo che esistono persone che capiscono tutto insieme. Quando capiscono, capiscono l’intero e capiscono la sostanza e magari anche i dettagli. Tutti interi. Eh.

Io capisco i pezzettini. Capisco i dettagli. Poi quando ne accumulo un po’ li metto insieme e compongo l’intero. Maledizione, mi ci vuole un tempo lunghissimo per arrivare all’intero. Lunghissimo. Intanto la vita se ne è già fatta tanta di strada e io arrivo, dopo. Esausta. Ma con l’intero in testa e in mano (almeno quello). 

Non è che questo processo sia necessariamente sbagliato, ho i neuroni che ho mica posso fingere altro, ma capire l’intero in un colpo solo credo sarebbe bellissimo. Bellissimo. Non sempre magari, ma qualche volta sì. Maledizione qualche volta sì!

Negli anni ho accelerato i tempi, perché un po’ più furba sono diventata, almeno so dove iniziare a guardare per venirne a capo, ma mai abbastanza. 

Però. Però a volte intuisco. Da un pezzettino intuisco come andrà a finire. E lì, in quell’intuizione non ho rivali. M’arriva come un fulmine che scarica sul mio neurone più sveglio una bella scossettina e… zak! So come finirà il film. Siamo soltanto alla prima scena, forse alla seconda, e io so già come finirà. Magari senza prove, magari senza giustificazioni plausibilissime, magari a volte con sensazioni sgangherate, è vero lo ammetto. Ma ci azzecco.

A questo punto la domanda: dirlo o non dirlo?

Cassandra, per quanto facesse, non veniva ascoltata, non veniva creduta. Cassandra sapeva, oltre che intuire lei sapeva, e parlava e non veniva minimamente considerata. Anzi, veniva giudicata da tutti una che le sfighe le chiama per nome e se le porta a letto. Benissimo. L’ho scritto con cognizione di causa (permettetemi l’azzardo, lo faccio spesso). Valutando la mia condizione il “dire” non è mai indolore. Prendo quella via del “vaffanculo” con tornanti a 90° a doppio senso che arrivano al picco del “ti butto giù/mi butto giù”  (mai troppo comodo stare lassù in bilico).

Quindi tacere? Eh. Cassandra non ci riusciva. Ce la metteva tutta, ma non ci riusciva. Ecco, chiamatemi pure Cassandra, ma io non penso che tutto sia scritto, per questo non starò zitta. Mai. 

 

 

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