(943) Atmosfera

Non ce ne rendiamo conto, ma l’atmosfera è tutto. E quando dico tutto intendo proprio tutto: ogni nostra reazione dipende dall’atmosfera in cui siamo immersi. Molte volte la subiamo, altre la diamo per scontata e non facciamo nulla per modificarla, altre volte la combattiamo selvaggiamente senza un minimo di lucidità, di strategia. Ripeto: l’atmosfera è tutto.

Spiegare questo concetto mi è difficile, ma se entriamo in un luogo dove non ci sentiamo a  nostro agio non è che possiamo pretendere troppo da noi stessi. Siamo comunque in modalità c’è-qualcosa-che-non-mi-torna, e stare sulle spine in attesa di un’imboscata non ti aiuta a dare il meglio di te. Mai.

Se ci sentiamo sotto interrogatorio, reagiamo male. Se la conversazione fluisce naturalmente, potremmo rispondere anche alle domande più delicate senza sentirci a disagio e senza essere infastiditi.

Creare l’atmosfera giusta ti permette di non entrare in conflitto con chi ti sta di fronte, ti aiuta a instaurare una conversazione basata sul rispetto reciproco.

Se sei pronto ad azzannarmi, non ti mostro il collo. Chiaro? E le intenzioni che esplicitiamo con il nostro corpo sono talmente evidenti anche senza bisogno di parole che diventiamo addirittura ridicoli quando pensiamo che gli altri non se ne accorgano. Credo che perdere il controllo della propria emotività sia poco dignitoso, ogni volta che mi capita vorrei sprofondare dalla vergogna. Ma non posso distogliere lo sguardo da quella me stessa che grottescamente si arrabatta per dire la sua. È lì che devo lavorare più duramente, perché dare agli altri il peggio di me mi fa stare male.

Eh.

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(389) Aerostato

aeròstato (ant. areòstato) s. m. [comp. di aero– e –stato, sul modello del fr. aérostat]. – Aeromobile che si sostiene per effetto della spinta che l’aria esercita su di esso; più in partic., sono detti palloni gli aerostati senza propulsore, e dirigibili quelli con propulsore. A. libero (o sferico), quello privo di dirigibilità che naviga trasportato dalle correnti aeree; è costituito da un involucro impermeabilizzato (che racchiude una certa quantità di gas più leggero dell’aria), cui è vincolata una navicella per l’equipaggio e i carichi, ed è usato per sondaggi aerologici. A. frenato, quello collegato a terra da un cavo di ritenuta per limitarne sia la quota sia la mobilità, usato soprattutto per l’esplorazione dell’atmosfera (detto in tal caso pallone meteorologico); sistemi di aerostati frenati sono stati usati anche nella difesa contraerea di obiettivi fissi e di navi (palloni di sbarramento).

Oggi ho avuto un’illuminazione: sono un aerostato. Nata come aerostato libero e vissuta come aerostato frenato. Non ce n’è per nessuno, non c’è un’altra definizione che potrebbe anche solo vagamente rappresentarmi meglio.

Non ho ancora capito chi sia stato a legarmi con un maledetto cavo a terra, ma appena lo scopro gliela faccio pagare. Mi ha costretto, l’infame, a esplorare l’atmosfera per decenni e come riconoscimento ho avuto addosso la controffensiva di centinaia di individui incazzati solo per il fatto che mi trovassi lì ancorata e – tra l’altro – controvoglia. Nessuno mai che si fosse fermato per liberarmi, avrei tolto il disturbo istantaneamente, per darmi addosso sì ma non per sollevarmi dal cavo di ritenuta.

Trovarsi legata mentre invece te ne andresti volentieri in alto, non è bello. Venire presa come quella che si mette in mezzo, ancora peggio.

La vogliamo finire o no?!

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(384) Welcome

Il benvenuto lo si dà a chi vediamo con piacere, si tratti di persona conosciuta o meno. Una forma di accoglienza che riempie di calore e crea un ambiente invitante, ti senti tra amici. Mi è capitato spessissimo di non riceverlo, ho capito immediatamente che in quel luogo, in quella situazione, con quelle persone, non ci dovevo proprio stare e ogni volta è stata un’agonia.

Le regole della buona educazione, ovviamente, servono a chi non usa la propria sensibilità a favore degli altri bensì la tiene rivolta unicamente a se stesso. Sarebbe bello poter rifarsi ancora a quelle regole che la nonna ci ha insegnato e che anche se facevi fatica a rispettare, per lo meno, ti rendevano un bambino piacevole da frequentare. Belli anche gli scapellotti che ti mollava tuo padre quando te ne fregavi delle regole e facevi lo zoticone. Sono cose che ti segnano e che ti si rendono utili per sempre.

Il benvenuto non è soltanto una questione di sorriso e di voce che ti invita a entrare, è una deliziosa trafila di dettagli capaci di creare quell’atmosfera distesa che ti supporta mentre offri la parte migliore di te stesso ai tuoi ospiti. Per qualcuno è una cosa innata, è un’energia che sanno maneggiare perfettamente perché hanno un cuore gentile e accogliente, hanno una sincera predisposizione nei confronti degli Esseri Umani e della Vita in generale, sono persone con una marcia in più – senza dubbio.

Io sono stata fortunata, le regole del benvenuto le ho imparate in famiglia. Le ho imparate a suon di sgridate, perché non mi venivano sempre naturali. Le ho imparate perché capivo che erano giuste, che era così che ci si doveva comportare. Le ho fatte mie non perché io sia particolarmente gentile, o dotata, ma soltanto educata. Educata, sì.

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(163) Acchiappare

Bisogna avere buoni riflessi e agire rapidi. Bisogna stare attenti, mantenere i sensi allertati per far scattare l’acchiappo. Un bel talento, direi.

Solitamente difetto in fatto di propensione all’acchiappo, più che altro per via del mio essere molto selettiva – e con il tempo sempre di più. Potrei anche definirmi pigra. Massì.

Eppure, se qui dovessi fare una lista dei miei acchiappi ci metterei un bel po’. Così a mente fredda ricordo almeno una quarantina di buoni acchiappi che mi hanno permesso di vivere esperienze davvero indimenticabili (nel senso positivo).

Altri acchiappi sono stati inutili, fuorvianti, addirittura dannosi. A causa di questi, credo, la mia propensione all’acchiappo ha subito una decisa battuta d’arresto per lunghi periodi. M’ero persa d’animo, diciamo.

Ho, comunque, acchiappato occasioni importanti negli ultimi anni, ma con un atteggiamento mentale cinico, il che rovina del tutto l’atmosfera. Ecco, se potessi esprimere un desiderio interessante sarebbe quello di ricominciare a provare quel brivido dell’acchiappo che ti fa capire che ci sei e che ne vale la pena.

Mi domando da dove iniziare: prima smantello il cinismo o stacco la modalità selezione severa?

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