(1056) Ossessione

Sono fissata con le parole, fissata con il significato che contengono, fissata con il loro potere di creare e di distruggere. Fissata. Fissata. Fissata.

Quando usi l’immanse parola Libertà e la sbatti in faccia agli altri ergendoti a legittimo detentore del titolo di Uomo Libero del Secolo, io ti asfalterei. Non sto scherzando. Tu prendi in mano un contenuto così immenso e lo butti nel fango e ci pisci sopra. E mi dici che tu sei quello che ha potere sul concetto, sulla terra che questo concetto nutre e su chi lo ha abbracciato davvero dando la propria vita  per difendere la Libertà degli altri. E io ti sento parlare e ti sento bestemmiare e ti sento mandare in merda tutto quello che un Essere Umano ha di pulito e di sacro e ti vorrei passare sopra con la ruspa che il tuo partito sbandiera da vent’anni. Vorrei che lo facesse quel Dio che stai insultando, e ti odio perché mi tiri fuori questo lato bestiale che vorrei non avere.

E non voglio parlare di chi ti crede. Non voglio parlare di chi ti segue. Non voglio parlare di chi pensa che la Libertà sia quella che tu tiri in campo per farti buon gioco. Non voglio. So che tante di queste persone sono mosse da un odio più grande del mio e questo odio lo spargono ovunque perché tenerlo dentro sarebbe troppo. E mi dispiace per loro, davvero. Ma tu meriti il peggio. Meriti di sanguinare per una terra che non puoi avere, meriti una vita di privazioni profonde (come le persone che lasci morire in mare), meriti che tutto l’odio che tu infiammi ti si ritorca contro. E succederà così, con calma, diamo tempo al tempo.

No, non sto parlando di politica e non sto parlando di religione, sto parlando di quella materia umana che dovrebbe sapersi innalzare e creare meravigliose opportunità di incontro e crescita e che, invece, viene utilizzata per farci soffocare nella melma. E sembra anche riuscirci.

Oggi ho assistito a una potente lezione di retorica, ho ascoltato bene, tutto quello che potevo, da tutte le voci che in Parlamento si sono espresse. E ho pensato ad Aristotele e anche a Demostene. E mi sono sentita così piena di responsabilità che quasi mi è mancato il respiro.

Poi mi sono ricordata che non siamo qui per sguazzare nella melma e che la pioggia sa lavare via tutto e Noè ne sa qualcosa. E ho danzato perché la pioggia si sbrigasse a fare il suo lavoro per riportare la materia umana a un pulito almeno decoroso.

Sì, quando è troppo è troppo.

 

Non sono mai quelli che vi parlano a rendervi buoni o cattivi: siete invece voi che fate di loro ciò che volete. Infatti non siete voi a sforzarvi di fare ciò che essi vogliono: sono piuttosto loro che si sforzano di dire ciò che essi pensano che voi desideriate. Conviene quindi che voi vogliate cose buone e così tutto andrà bene: infatti, in tal modo, o nessuno terrà più discorsi cattivi, oppure, se qualcuno lo farà, non ne trarrà alcun vantaggio, perché non troverà chi si lasci persuadere.

(Demostene, Sulle Finanze)

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(1045) Eudemonia

Esercitare liberamente il proprio ingegno, ecco la vera felicità. (Aristotele)

Non ricordo se io abbia già utilizzato questo aforisma di Aristotele nei miei ***Giorni Così***. Non li ho mai riletti questi post e immagino di essermi ripetuta spesso e di aver detto sempre le stesse banalità mese dopo mese, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno. Che tristezza.

Però questa frase l’ho scritta sulla testata del mio letto 25 anni fa ed è ancora lì. Oggi la celebro ufficialmente perché non mi ha mai delusa. E mi piace pensare che Aristotele – ovunque si trovi – provi un certo orgoglio nel vedermi testarda e fedele a questa sua massima nonostante tutto e tutti. Dev’essere gratificante rendersi conto che una tipa qualsiasi in un secolo qualsiasi si sia appropriata di una tua frase – detta o non detta, scritta o non scritta chi lo sa? – e se la sia portata dietro, come Linus con la sua coperta, forgiando il suo presente per anni. Magari tu l’avevi buttata lì a caso, in una sera di sbornia triste sul tavolo del tresette con sulle ginocchia la meretrice di turno e… pensa te. Che ridere. Eh.

Comunque sia, Aristotele ci aveva riflettuto parecchio sull’eudemonia  e sono riflessioni che hanno un certo peso non solo se sei sbronzo. Oggi è stata una di quelle giornate di immersione totale nel mio ingegno che ha dato buoni frutti (non ero sbronza). Eh. Non posso affermare di essere felice come riusciva a esserlo Aristotele – immagino sia una questione legata al livello dell’ingegno – però soddisfatta lo sono di certo.

Tolstoj credeva che la felicità fosse reale soltanto quando condivisa, stasera la voglio condividere perché ho bisogno che sia reale. Un gesto egoistico, me ne rendo conto, ma che importa? Sto condividendo felicità, mica morte.

Bisognerebbe farlo più spesso, condividere la felicità intendo, e imparare ad accogliere la felicità degli altri come una benedizione per tutti mettendo da parte il resto. Quale resto? Le miserie che non ci fanno onore, per esempio, che sono: l’invidia, il cinismo, l’aridità del cuore. Che perdita di tempo.

Eh.

 

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(902) Buonumore

Stamattina mi sono svegliata di buonumore. Ignoro il perché. Lo voglio ignorare. Comunque sia è una cosa bella. 

Ho addirittura affrontato la coda in tangenziale col sorriso, mentre ero persa nei miei pensieri. Ho riascoltato per la duecentomillesima volta in due giorni la voce di George Michael scivolare sulle note rivisitate di Roxanne, di Miss Sarajevo, di Secret Love… che voce indimenticabile.

Consapevole che la giornata, molto probabilmente, si sarebbe potuta guastare per un milione di motivi diversi, non ci ho dato peso. Il sole brillava, le cose da fare sono sempre tante, e come diceva Aristotele:

Il piacere nello svolgere il tuo lavoro mette perfezione al lavoro.

E scrivo tutto questo perché ci sono anche Giorni Così, così insensatamente gioiosi, che anche se non liberi palloncini colorati nel cielo, i palloncini colorati ce li hai in testa. E potrebbe non essere un bene, ma finché non c’è nessuno che te li scoppia facendoti tuonare le orecchie, male non fanno.

Non lo so, a volte ho degli istanti di lucidità, dove guardo davvero le cose per quello che sono e sono, tutto sommato, interessanti e anche divertenti. Magari non bellissime, ma divertenti sì, perché fatte di niente. Un niente che puoi soffiare via soltanto se lo vuoi, soltanto se le vedi nude. 

Le cose vanno e vengono, come pare a loro, e ti insegnano che non ci devi far conto, devi trovare il centro in altro. In te. Tutto molto banale, certo, ormai siamo assuefatti dalla New Age Spirituale, che fa un mescolone di tutto e sminuzza in aforismi concetti che hanno radici mica da poco. Ma tant’è…

E ci sono giornate come questa, dove tocco il mio centro e mi sembra proprio solido. E guardo le cose per quello che sono, trovandole interessanti. Divertenti. Magari non tutte belle, ma la bellezza è un fatto soggettivo. 

A me basta questo. Oggi.

 

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