(131) Standby

Spenta ma ancora viva. Mi sono sentita così per tutta la mia adolescenza. Spendevo il mio tempo dove non volevo stare, per forza di cose dovevo starci (era una scuola totalmente sbagliata per me), e aspettavo di iniziare a vivere. Viva eppure spenta. Spenta perché avevo capito che se mi accendevo e facevo quello che volevo finiva che a spegnermi era qualcun’altro. Meglio farlo da me, pensavo, fa meno male. Forse qui mi sbagliavo.

Oggi ho visto negli occhi dei ragazzi che avevo di fronte a me lo stesso segnale: standby. Vivi eppure spenti. Ho sentito quel dolore come se fosse ancora il mio. Credo, in effetti, che sia ancora mio. Quando sento che il mio essere viva suscita il fastidio di qualcuno che mi vorrebbe spegnere con un’occhiata o un gesto, per reazione – istinto di sopravvivenza, credo – vorrei spegnermi. Ovviamente, ora sono adulta e mi impongo almeno di essere vigile, spenta non ci sto più.

Quella cosa lì, però, resta dentro di me latente, subdola. Se lo hai provato sulla tua carne, quel maledetto dolore non lo scordi più.

 

 

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