(703) Spirale

Arriva la pioggia, scende la temperatura e il mio cervello si rifà vivo. Molto rincuorante, giuro, pensavo di averlo perso per sempre. Un’afosa e infinita estate questa, temevo non sarei più stata la stessa, invece ho fatto l’appello e i neuroni che c’erano son rimasti e stanno ricominciando a respirare. Bene.

E a settembre si ricomincia a progettare. Inevitabile. Bene pure questo.

Per un anno me ne sono rimasta buona in disparte perché volevo concentrarmi su quello che stavo professionalmente vivendo. Non è stato facile, pensavo non sarebbe stato un problema, ma probabilmente zittire la mia parte artistica è stata una sofferenza pesante che ha influito sulla mia capacità di ritenermi soddisfatta di me stessa, intera. Ora, sembra, io possa ricominciare a esserlo: soddisfatta e intera.

Basta già questo pensiero a mettermi di buon umore, pare impossibile ma è così. E non lo so perché questa spirale non si rassegna e non mi fa scappare, non lo so, so soltanto che se le cose stanno così significa che così deve andare. Ogni volta che mi sono rimessa in gioco è stato un salto nel vuoto, questa volta no. So cosa posso fare, so cosa voglio fare, so dove voglio andare e so che non voglio andarci da sola ma con le persone giuste, quelle con cui si viaggia volentieri, quelle con cui si può condividere, quelle che se ci sono rendono tutto più bello.

Ho ancora e sempre bisogno di bellezza, avvolgente e appagante, e sono ancora convinta che la bellezza si possa creare con la forza delle visioni ben nutrite e con il fare insieme. Non ho intenzione di cambiare idea perché sarei infelice. Smettere di credere in quello in cui credo mi renderebbe cinica, arida, rabbiosa, pronta a scagliarmi contro tutto e tutti. Non voglio trasformarmi in un recipiente di amarezza e veleno. Voglio continuare a credere.

Come andrà? Eh. Se avessi la sfera di cristallo mi farei chiamare Madame Babsie e venderei le mie consulenze magiche come noccioline. Dico, però, che andrà bene. Comunque andrà bene. Per le premesse, per le possibilità, per la musica e per i sentimenti che il viaggio ha in sé. Sarà faticoso? Eh. Anche senza la sfera di cristallo posso rispondere senza dubbi che: sì, dannatamente faticoso. Eppure ne varrà la pena. Come lo so? Non è mai stato diversamente da così nella mia vita. Non vedo perché dovrebbe cambiare proprio ora.

I’ll sleep when I’m dead… e si ricomincia a cantare.

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(331) Glifo

Nascondere significati all’interno di un’immagine: geniale. Se poi l’immagine è semplice, quasi brutta, quasi ridicola, quasi assurda, ancora meglio.

Si tratta di catturare l’attenzione – in qualsiasi modo ti venga in mente – e arpionarla lì e farla prigioniera. A tempo indeterminato. Diventa un’ossessione, diventa una sorta di viaggio a spirale dove cadi cadi cadi e non ti chiedi neppure il perché o dove sei diretto perché non te ne frega niente.

Mentre cadi non c’è sofferenza, c’è movimento e nel movimento la mente suggerisce e scandaglia ogni spazio che le si apre davanti. Quello spazio dura un istante e viene sostituito con un altro spazio, forse più piccolo o più grande – che importa? – e la velocità può rallentare o schizzare oltre ogni limite senza scalfire la superficie del tuo enigma. Resti comunque lì, qualsiasi cosa succeda.

Ecco, se dovessi proprio scegliere cosa essere, sceglierei di essere un glifo.

 

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(71) Profondità

Ti sembra di aver raggiunto la massima profondità e poi scopri che la spirale ti sta risucchiano oltre. Puoi perderci la testa, la pressione è troppa.

La spinta alla conoscenza dovrebbe avere un limite massimo, oltre il quale non sia lecito andare perché la nostra condizione umana non ci permette azzardi di quel genere senza farci pagare care le conseguenze.

Certe nostre segrete complessità ci fanno avvoltolare in una condizione di precaria sicurezza, sommario equilibrio. Basta un colpo di vento e non ci troviamo più, risucchiati dalle tenebre o dalla luce, non fa alcuna differenza perché il dolore è comunque immenso. C’è da chiedersi come sia possibile passarne indenni. Infatti, non credo sia possibile.

E’ come alzare gli occhi al cielo mentre il cielo ti schiaccia. Sei tramortito da tutta quella grandezza e non ti opponi, non ti muovi.

La salvezza non è mai definitiva. Suppongo.

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